L’assunzione orale di corticosteroidi anche quando la terapia è di breve durata (massimo 14 giorni) aumenta il rischio di sanguinamento gastrointestinale, sepsi e polmonite.
Lo sottolinea uno studio di coorte taiwanese che ha analizzato i dati di 4.542.623 bambini (età <18 anni), nel 23% dei casi trattati con un ciclo breve di steroidi soprattutto per infezioni acute delle vie respiratorie e allergie.
Gli eventi avversi più comuni durante il trattamento con inibitori dei checkpoint immunitari sono immunomediati e includono disturbi generali, gastrointestinali e respiratori.
Questi farmaci sembrano anche aumentare il rischio di cardiopatia ischemica e insufficienza cardiaca, eventi avversi meno noti che richiedono di essere approfonditi da ulteriori studi.
Uno studio retrospettivo di coorte effettuato presso il Boston Children’s Hospital ha verificato il profilo di sicurezza degli inibitori di pompa protonica impiegati in età pediatrica nei soggetti che hanno una disfagia. Sono stati seguiti per un periodo di osservazione medio di 18,2 mesi 293 bambini sotto i 2 anni di età (età media 8,8 mesi) con disfagia e aspirazione documentate da una fluoroscopia dinamica della deglutizione.
Un approfondimento su JAMA fa il punto sul profilo di sicurezza degli inibitori dei check point immunitari, una delle più innovative e promettenti classe di chemioterapici che comprende anticorpi monoclonali (come ipilimumab, nivolumab, pembrolizumab, atezolizumab, avelumab, durvalumab) in grado di favorire l’attivazione e la funzione dei linfociti T e che trova indicazione in una quindicina di neoplasie.
Una revisione sistematica coordinata dai ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center suggerisce che i farmaci antitumorali inibitori di PD-1 (la proteina della morte programmata -1) e di PDL-1 (il suo ligando) si associno a un aumento del rischio di reazioni autoimmuni organo-specifiche.
Uno studio canadese sembra escludere un nesso causale tra assunzione di inibitori della pompa protonica e insorgenza di polmonite di comunità.
Uno studio condotto presso l’università di Tokyo segnala che l’impiego di alte dosi di steroidi in pazienti con trauma spinale acuto aumenta il rischio di effetti avversi. Queste conclusioni sono frutto dell’analisi retrospettiva dell’archivio elettronico Japanese Diagnosis Procedure Combination database, cui aderiscono tutti gli ospedali universitari giapponesi e, su base volontaria, gli altri ospedali, e che contiene i dati sanitari raccolti nel secondo semestre di ogni anno.
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