La terapia con inibitori dei checkpoint immunitari sembra essere associata a un maggior numero di morti e di segnalazioni di eventi avversi gravi rispetto ad altri farmaci antitumorali.
Uno studio taiwanese, condotto sulla base delle informazioni raccolte dall’assicurazione sanitaria nazionale, ha rilevato che la terapia con febuxostat provoca meno reazioni avverse cutanee rispetto all’allopurinolo.
Un approfondimento su JAMA fa il punto sul profilo di sicurezza degli inibitori dei check point immunitari, una delle più innovative e promettenti classe di chemioterapici che comprende anticorpi monoclonali (come ipilimumab, nivolumab, pembrolizumab, atezolizumab, avelumab, durvalumab) in grado di favorire l’attivazione e la funzione dei linfociti T e che trova indicazione in una quindicina di neoplasie.
Un’analisi retrospettiva degli studi clinici di fase 1 e 3 pubblicati fino al 2011 ha valutato la gravità, la frequenza e le caratteristiche delle reazioni cutanee associate all’impiego dell’antivirale telaprevir. Sono stati presi in considerazione tutti i partecipanti agli studi (1.346 pazienti trattati con l’associazione telaprevir, interferone pegilato e ribavirina e 764 pazienti di controllo trattati con l’associazione peginterferon e ribavirina) che hanno manifestato una reazione cutanea (n=221).
80.211.154.110