I ricercatori dell’Università di Newcastle hanno condotto una revisione sistematica per stabilire il rischio di fibrillazione associato all’assunzione di ivabradina. La revisione della letteratura scientifica e dei registri di studi clinici ha permesso di individuare 11 studi randomizzati e controllati in doppio cieco con un follow up minimo di 4 settimane, pubblicati tra il 2005 e il 2013 e di includere nella metanalisi 21.571 pazienti.
Un’indagine nell’ambito del Rotterdam Study – uno studio prospettico di coorte condotto a lungo termine in un distretto della città olandese per valutare i fattori di rischio di malattia nella popolazione anziana – ha individuato un’associazione tra assunzione di FANS e rischio di fibrillazione atriale.
Gli antinfiammatori non steroidei, e ancor più quelli selettivi, aumentano il rischio di fibrillazione atriale o flutter secondo uno studio di popolazione caso-controllo condotta in Norvegia.
Sono stati valutati 32.602 pazienti che erano stati ricoverati nel paese scandinavo per una fibrillazione o un flutter atriale tra il 1999 e il 2008 e 325.918 controlli. Si è andati a vedere l’utilizzo pregresso da parte di questi soggetti di FANS (escluso l’acido acetilsalicilico) o inibitori della COX-2, suddividendolo tra terapia recente (entro i 60 giorni precedenti) e cronica.
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