La terapia con aripiprazolo e risperidone nei bambini si associa a un tasso elevato di eventi avversi gravi. La notizia viene da un’analisi svolta sulle segnalazioni ricavate da EudraVigilance.
In totale sono state raccolte 855 segnalazioni legate all’aripiprazolo e 2.242 al risperidone.
Di queste, rispettivamente l’81% e il 94,1% erano segnalazioni di eventi gravi.
Uno studio retrospettivo di coorte britannico suggerisce che l’aggiunta di aripiprazolo o il passaggio a questo farmaco durante un trattamento antipsicotico non comporti un maggior rischio di ospedalizzazione per cause psichiatriche, di episodi di auto-lesionismo o di suicidio. E’ noto che la prescrizione del farmaco in questi casi può associarsi a un peggioramento dei sintomi psichiatrici, ma non era noto se ciò comportasse anche un aumento degli esiti più gravi (fino al suicidio).
Una revisione sistematica suggerisce che l’assunzione di antipsicotici di seconda generazione non aumenti significativamente il rischio di morte, se non in alcuni sottogruppi di pazienti. Le conclusioni si basano sui risultati di 352 studi randomizzati e controllati con placebo (84.988 pazienti coinvolti) pubblicati fino a gennaio 2017. La maggior parte degli studi (85%) aveva un follow up mediano di 13 settimane.
Nel database del GIF sono presenti 2 segnalazioni di suicidio ed una di tentato suicidio durante trattamento con aripiprazolo per schizofrenia. Nei primi due casi il farmaco era stato assunto rispettivamente alla dose di 25 mg/die per circa 3 mesi (in sostituzione ad olanzapina) e di 10 mg/die per 40 giorni con successivo aumento della dose a 22,5 mg/die per tre giorni (in sostituzione a quetiapina). Il terzo paziente era stato trattato con 10 mg al giorno per due settimane.
80.211.154.110