I bambini che assumono antibiotici nel primo anno di vita avrebbero un rischio aumentato di sviluppare un diabete di tipo 1 prima dei 10 anni, rischio più pronunciato nei nati da parto cesareo.
Lo rivela uno studio di coorte svedese che ha analizzato i dati di 797.318 bambini. Il follow-up mediano è stato di 4 anni.
La prescrizione di antibiotici nel primo anno di vita era associata a un aumento del rischio di sviluppare un diabete di tipo 1 (hazard ratio aggiustato 1,19, limiti di confidenza al 95% da 1,05 a 1,36) specie nei bambini nati con parto cesareo.
Gli antibiotici più comunemente prescritti nei primi sei mesi di vita sono associati a un aumento del rischio di sviluppare un’allergia in futuro, rischio che aumenta quando vengono prescritte più classi di antibiotici.
Il dato viene da uno studio di coorte retrospettivo statunitense che ha analizzato 798.426 bambini (follow-up mediano 4,6 anni), considerando come esposti quelli cui era stato prescritto un antibiotico (penicilline, penicilline associate a inibitori delle β-lattamasi, cefalosporine, sulfonamidi o macrolidi) nei primi 6 mesi di vita.
La profilassi antibiotica post intervento chirurgico non solo non ha una dimostrata efficacia, rispetto a quella pre intervento, ma si associa anche a un aumento del rischio di insufficienza renale e di infezioni da Clostridium difficile, tanto maggiore quanto più lunga è la durata della prescrizione.
Questi risultati vengono da uno studio di coorte statunitense multicentrico che ha analizzato i dati di 79.058 anziani sottoposti a intervento chirurgico e trattati con profilassi antibiotica pre e post chirurgica.
L’esposizione precoce (primo semestre di vita) a inibitori della secrezione acida gastrica o ad antibiotici favorisce lo sviluppo di allergie alimentari, respiratorie e cutanee nei periodi di vita successivi. Sono queste le conclusioni di uno studio retrospettivo di coorte statunitense su 792.130 bambini assistiti da TRICARE, il programma di assicurazione sanitaria per i militari e le loro famiglie.
La prescrizione inappropriata (per intensità e indicazioni) di antibiotici agli anziani ricoverati nelle residenze sanitarie assistenziali ha conseguenze negative sulla salute non solo di quelli che li assumono direttamente ma anche di tutti gli ospiti lungodegenti. A queste conclusioni è giunta un’indagine longitudinale in aperto condotta dai ricercatori dell’Università di Toronto nell’arco di un biennio su 110.656 ultrasessantaseienni residenti in 607 residenze assistenziali dell’Ontario.
I neurologi dell’Università delle Asturie hanno aggiornato la loro precedente revisione, pubblicata nel 1999, sulla meningite asettica indotta da farmaci, una condizione soggetta a sottosegnalazione, ma sulla quale negli ultimi anni sono stati raccolti elementi nuovi.
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