Uno studio francese di popolazione su quasi 4 milioni di ultrasettantacinquenni vaccinati contro COVID-19 mostra che, in questa fascia d'età, nelle due settimane successive alla prima o alla seconda dose di vaccino a mRNA di Pfizer non c'è alcun aumento dei casi di infarto miocardico acuto, ictus ed embolia polmonare rispetto a quanto rilevato nei non vaccinati
Uno studio israeliano suggerisce che già dopo 90 giorni dalla seconda dose di vaccino anti COVID-19 a mRNA aumenta il rischio di infettarsi con SARS-CoV-2. Degli 83.057 vaccinati sottoposti a un tampone nei mesi successivi alla seconda dose, il 9,6% si è infettato con un andamento a crescere del rischio: rispetto ai tre mesi successivi alla vaccinazione l'odds ratio era di 2,37 fra i 90 e 120 giorni (4 mesi dalla vaccinazione), di 2,66 tra i 120 e i 150 giorni (5 mesi) e di 2,82 tra i 150 e gli oltre 180 giorni (6 mesi e oltre)
Pubblicati su Lancet i risultati dello studio controllato e randomizzato di fase 3 del vaccino BBV152 anti COVID-19 realizzato interamente in India. Si tratta di un vaccino tradizionale ad adenovirus che ha il vantaggio di poter essere conservato a temperature anche di 8 gradi. Sono stati arruolati 25.798 partecipanti randomizzati al vaccino o al placebo: il vaccino aveva un'efficacia del 77,8% rispetto alla comparsa della COVID-19 e del 93,4% rispetto alle forme gravi di malattia, senza particolari segnalazioni di reazioni avverse.
Nell'ambito di uno studio controllato e randomizzato britannico di fase 4 su 679 partecipanti sottoposti alla cosomministrazione del vaccino anti COVID-19 (Pfizer o AstraZeneca) e vari tipi di vaccino antinfluenzale (trivalente o quadrivalente) oppure al solo vaccino anti COVID-19 non sono emersi dati preoccupanti sulla sicurezza: i covaccinati avevano una risposta anticorpale adeguata nei confronti dei due vaccini senza la segnalazione di effetti avversi di rilievo. L'indicazione quindi alla duplice vaccinazione contemporanea è valida ed efficace
Andreas Albertsen, sociologo danese, sostiene che l'unico modo perché l'iniziativa COVAX abbia soldi sufficienti per la distribuzione dei vaccini anti COVID-19 ai paesi più poveri è di mettere una piccola tassa sul prezzo d'acquisto dei vaccini, in questo modo gli stati acquistando i lotti di vaccino verserebbero anche questo contributo e sarebbero poi le aziende produttrici a girarlo direttamente a COVAX. Questo eliminerebbe il rischio che paesi, che a parole hanno dichiarato il sostegno a COVAX, poi in realtà non diano i soldi promessi
Pubblicati i dati del primo trial (fase 1-3) che ha valutato l'efficacia del vaccino anti COVID-19 di Pfizer-Biontech in oltre 1.500 bambini tra i 5 e gli 11 anni d'età: la somministrazione di due dosi da 10 microgrammi a 21 giorni di distanza una dall'altra garantisce la medesima risposta anticorpale osservata nei ragazzi tra i 16 e i 25 anni d'età, senza reazioni avverse di rilievo
Uno studio osservazionale di coorte statunitense ha valutato l'effetto protettivo rispetto a SARS-CoV-2 del latte materno per il lattante in 47 donne che hanno avuto COVID-19 e in 30 donne vaccinate con vaccino anti COVID-19 a mRNA. In entrambi i casi il latte conteneva anticorpi neutralizzanti il virus: l'infezione naturale si associava alla presenza nel latte di anticorpi soprattutto IgA, quella post vaccino di anticorpi IgG fino a 90 giorni dopo la seconda dose
I pazienti con tumore reagiscono meno alla vaccinazione con vaccino anti COVID-19 a mRNA. Uno studio prospettico italiano suggerisce che la scarsa risposta anticorpale non riguardi solo i pazienti trattati con terapie immunosoppressive, riguarda infatti i pazienti in chemioterapia, quelli in terapia ormonale, quelli trattati con farmaci target e quelli in terapia con inibitori del check-point. Per questo motivo nei pazienti oncologici è necessaria una terza dose di vaccino per ottenere una risposta adeguata
Uno studio statunitense ha confrontato l'incidenza nella popolazione della trombosi dei seni venosi cerebrali nel periodo pre pandemia e nel periodo post vaccinale. Si conferma un aumento dei casi dopo vaccinazione anti COVID-19 con Johnson & Johnson, anche se l'evento rimane estremamente raro: da 2,34 casi per 100. 000 anni-persona si è passati a 8,65 casi per 100.000 anni-persona a distanza di 15 giorni dalla vaccinazione, con incidenza maggiore nel sesso femminile (13,01 casi per 100.000 anni-persona), con un picco tra i 40 e i 49 anni d'età (29,5 per 100.000 anni-persona)
Studi nel topo dimostrano che la somministrazione di un vaccino anti COVID-19 a subunità (costituito dalla proteina spike modificata) in forma di cerotto (patch) che rilascia il vaccino direttamente nella cute ottiene una risposta anticorpale addirittura superiore a quella che si ha dopo la somministrazione del medesimo vaccino per via intramuscolare e risulta efficace nel contrastare la mortalità da SARS-CoV-2 nel modello animale
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