Il ricorso a un inibitore del check point PD-1 nella terapia dei tumori in fase avanzata si associa più di quanto atteso a reazioni avverse immuni anche persistenti. Lo segnala uno studio di coorte retrospettivo multicentrico condotto negli Stati Uniti e in Australia su 387 pazienti con melanoma al terzo o quarto stadio, trattati con un’immunoterapia con un inibitore di PD-1.
Nel corso dello studio, il 69% dei pazienti ha sviluppato un evento avverso acuto immuno-correlato che nel 19,5% dei casi era di grado da 3 a 5.
Dal 1° gennaio al 30 giugno 2020 sono pervenute al sistema di fitosorveglianza dell’ISS 11 segnalazioni di sospette reazioni avverse associate a uso medico di cannabis. È quanto comunicato nella relazione semestrale del Centro Nazionale per la Ricerca e la Valutazione Preclinica e Clinica dei Farmaci.
Il motivo d’uso più frequente era il dolore cronico o neuropatico (n=10).
Gli eventi avversi più comuni durante il trattamento con inibitori dei checkpoint immunitari sono immunomediati e includono disturbi generali, gastrointestinali e respiratori.
Questi farmaci sembrano anche aumentare il rischio di cardiopatia ischemica e insufficienza cardiaca, eventi avversi meno noti che richiedono di essere approfonditi da ulteriori studi.
L’interesse per la clorochina e l’idrossiclorochina in quanto strategie terapeutiche per trattare COVID-19 è notevolmente aumentato dall’inizio della pandemia ed è ulteriormente cresciuto da quando personaggi pubblici come Elon Musk e Donald Trump ne hanno parlato favorevolmente.
Per valutare l’impatto di tali dichiarazioni sull’opinione pubblica, ricercatori statunitensi e inglesi hanno analizzato le ricerche Google degli utenti.
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