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Terapia ormonale per la menopausa e rischio di malattie cardiovascolari

Secondo uno studio di coorte condotto sui registri nazionali svedesi, le terapie ormonali per la menopausa influenzano diversamente il rischio di malattie cardiovascolari a seconda della combinazione ormonale e della via di somministrazione.
Lo studio ha incluso complessivamente 919.614 donne di età compresa tra 50 e 58 anni tra il 2007 e il 2020, delle quali 77.512 hanno iniziato una qualsiasi terapia ormonale per la menopausa durante il periodo di studio, mentre 842.102 non ne hanno fatto uso.
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Sicurezza cardiovascolare dei farmaci per l’ADHD

L’assunzione di farmaci per il disturbo da deficit d’attenzione e iperattività (ADHD) non sembra aumentare il rischio di eventi avversi cardiovascolari.
Lo suggerisce una revisione sistematica con metanalisi di 19 studi osservazionali, per più di 3,9 milioni di partecipanti, che ha indagato la correlazione tra l’uso farmaci per l’ADHD e il rischio di qualsiasi evento cardiovascolare, dopo che alcuni studi clinici hanno sollevato preoccupazioni sul profilo di sicurezza di questi farmaci.
Dallo studio, con follow up mediano di 1,5 anni, non è emersa alcuna assoc
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Sicurezza della terapia ormonale di affermazione di genere

Uno studio condotto sul database di farmacovigilanza francese ha esaminato le reazioni avverse alla terapia ormonale di affermazione di genere segnalate a livello nazionale fino a maggio 2020. L’analisi ha riguardato un totale di 28 segnalazioni, sei delle quali riferite a uomini transgender (fascia di età 21-40 anni) e 22 a donne transgender (fascia di età 22-68 anni).
Negli uomini transgender tutte le reazioni avverse segnalate erano di eventi cardiovascolari e tromboembolici con embolia polmonare nel 50% dei casi.
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Inibitori di pompa protonica e rischio cardiovascolare

Un’analisi di disproporzionalità condotta sul database di segnalazione spontanea statunitense (FAERS) ha analizzato la possibile associazione tra gli inibitori di pompa protonica e gli eventi cardiovascolari, giungendo alla conclusione che i segnali riguardano più gli eventi vascolari di quelli cardiaci.
Per l’indagine sono state considerate 62.140 segnalazioni di eventi cardiovascolari associati all’uso di inibitori di pompa protonica raccolte tra gennaio 2015 e dicembre 2019.
Gli inibitori di pompa nel loro insieme non si associavano a un aumento del rischio
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Il tofacitinib aumenta il rischio di eventi cardiovascolari e cancro?

Nei pazienti con artrite reumatoide il trattamento con tofacitinib si associa a un aumento del rischio di eventi cardiovascolari maggiori e di cancro rispetto alla terapia con inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF-alfa).
Lo rileva uno studio randomizzato, in aperto, successivo all’autorizzazione, condotto su 4.632 pazienti con artrite reumatoide e almeno un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo, assegnati a ricevere il tofacitinib o un inibitore del fattore di necrosi tumorale (adalimumab o etanercept).
A un follow up mediano di 4 anni, l’incidenza di
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Sulfaniluree come terapia aggiuntiva alla metformina

Nei pazienti con diabete di tipo 2 la somministrazione di una sulfanilurea come terapia aggiuntiva alla metformina si associa a un aumento del rischio di morte per tutte le cause e di episodi ipoglicemici maggiori rispetto all’aggiunta di altri ipoglicemizzanti orali più recenti.
Lo suggerisce uno studio retrospettivo di coorte che ha analizzato 32.576 adulti con diabete di tipo 2 in terapia con metformina a cui è stata prescritta per mancato controllo della malattia di base una sulfanilurea oppure un altro agente ipoglicemizzante orale (acarbosio, inibitori della dipeptidil-pep
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