I pazienti con COVID-19 trattati con lopinavir/ritonavir, umifenovir o clorochina hanno un’elevata incidenza di reazioni avverse indotte da farmaci, la maggior parte delle quali di natura gastrointestinale ed epatica.
Lo segnala uno studio retrospettivo cinese, svolto su 217 pazienti con COVID-19 ospedalizzati nel First Hospital di Changsha dal 17 gennaio al 29 febbraio 2020.
Le reazioni avverse sono state monitorate dal sistema di farmacovigilanza locale.
In totale 119 pazienti sono stati trattati con umifenovir, 179 con lopinavir/ritonavir e 37 con clorochina.
Quello che si sa a oggi sulla sicurezza dei macrolidi deriva soprattutto da studi osservazionali, il cui difetto è di non distinguere se quanto osservato sia legato alla malattia o al farmaco usato. Per questo è stata condotta dalla Cochrane una revisione che ha considerato solo i trial controllati e randomizzati di confronto tra un macrolide (azitromicina, claritromicina, eritromicina o roxitromicina, somministrati per qualsiasi via) e il placebo. Sono stati selezionati 183 studi e 252.886 pazienti.
Uno studio di sorveglianza attiva condotto dall’African Intussusception Surveillance Network in 7 Paesi africani (Etiopia, Ghana, Kenya, Malawi, Tanzania, Zambia e Zimbawe) ridimensiona il rischio di intussuscezione con il vaccino antirotavirus.
Da febbraio 2012 a dicembre 2016 i ricercatori hanno reclutato i casi di intussuscezione presso i principali ospedali pediatrici dei Paesi che per primi avevano introdotto nel calendario vaccinale l’immunizzazione con il vaccino monovalente vivo attenuato per via orale. Rispondevano ai criteri diagnostici 717 bambini sotto l’anno d’età.
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