pembrolizumab

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Il profilo di sicurezza degli inibitori dei checkpoint immunitari

Gli eventi avversi più comuni durante il trattamento con inibitori dei checkpoint immunitari sono immunomediati e includono disturbi generali, gastrointestinali e respiratori.

Questi farmaci sembrano anche aumentare il rischio di cardiopatia ischemica e insufficienza cardiaca, eventi avversi meno noti che richiedono di essere approfonditi da ulteriori studi.

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Profilo di sicurezza degli inibitori dei check point immunitari

Un approfondimento su JAMA fa il punto sul profilo di sicurezza degli inibitori dei check point immunitari, una delle più innovative e promettenti classe di chemioterapici che comprende anticorpi monoclonali (come ipilimumab, nivolumab, pembrolizumab, atezolizumab, avelumab, durvalumab) in grado di favorire l’attivazione e la funzione dei linfociti T e che trova indicazione in una quindicina di neoplasie.

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Il profilo di sicurezza degli inibitori PD-1

Una revisione sistematica coordinata dai ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center suggerisce che i farmaci antitumorali inibitori di PD-1 (la proteina della morte programmata -1) e di PDL-1 (il suo ligando) si associno a un aumento del rischio di reazioni autoimmuni organo-specifiche.

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Eccesso di mortalità con gli inibitori del check point immunitario

Una revisione sistematica ha individuato un eccesso di mortalità correlata al trattamento con inibitori del check point immunitario, farmaci usati in ambito oncologico. I dati sono stati ricavati da 18 studi clinici di fase 2 o 3 relativi a 10.849 pazienti trattati con gli inibitori del check point.

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Reazioni cutanee da pembrolizumab, sono anche un bene?

I ricercatori dell’Università della California di San Francisco, utilizzando le segnalazioni provenienti da 2 studi clinici condotti tra il 2011 e il 2014, hanno stabilito la frequenza e le caratteristiche delle reazioni cutanee avverse da pembrolizumab, un immunomodulatore. L’analisi si riferisce a 83 pazienti con tumore (melanoma nella maggior parte dei casi, ma anche cancro del polmone, cancro della prostata e carcinoma a cellule di Merkel) che hanno ricevuto l’anticorpo anti PD-1 a dosi variabili tra 2 mg/kg ogni 3 settimane a 10 mg/kg ogni 3 settimane.

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