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Trattamenti per la fertilità sotto esame
Focus Farmacovigilanza 2013;78(9):4
Due articoli, pubblicati quasi in contemporanea
ed entrambi danesi, affrontano il tema
dei rapporti fra trattamenti per indurre
la fertilità ed eventuali conseguenze
sul feto. Questione delicata, visto che nei
paesi sviluppati tra l’1 e il 5% dei bambini
nascono oggi grazie a tecniche di riproduzione
assistita.
Il primo articolo è una revisione1 che si è occupata del rischio di cancro nei bambini nati da donne in cui è stata stimolata la fertilità. Sono stati identificati in tutto 25 studi di coorte o caso-controllo che riguardavano l’esito cancro in bambini nati dopo trattamenti per la fertilità. La ricerca ha consentito anche di fare una metanalisi sui dati cumulativi e avere quindi una indicazione sul rischio globale di cancro.
Dai risultati è emerso che in effetti i bambini nati dopo trattamenti per la fertilità hanno un rischio aumentato di cancro (rischio relativo 1,33, limiti di confidenza al 95% da 1,08 a 1,63), per i tumori ematologici (rischio relativo 1,59, limiti di confidenza al 95% da 1,32 a 1,91), per i tumori del sistema nervoso (rischio relativo 1,88, limiti di confidenza al 95% da 1,02 a 3,46) e per gli altri tumori solidi (rischio relativo 2,19, limiti di confidenza al 95% da 1,26 a 3,80). Il rischio aumentava in maniera diversa secondo i vari tipi di cancro: per esempio era 1,65 per le leucemie (limiti di confidenza al 95% da 1,35 a 2,01) o 4,04 per i neuroblastomi (limiti di confidenza al 95% da 1,24 a 13,18).
I ricercatori concludono che i dati da loro rilevati non indicano necessariamente un legame causale tra stimolo della fertilizzazione e aumento del rischio di cancro nel nascituro, in quanto potrebbe essere dovuto ad altri fattori, magari legati all’infertilità di base o di altro tipo. Occorrono quindi ulteriori studi mirati per poter dire una parola definitiva al riguardo.
Il secondo articolo è uno studio prospettico di coorte2 che ha centrato l’attenzione sui trattamenti per la fertilità e lo sviluppo cognitivo nei bambini e negli adolescenti nati grazie a queste pratiche. Sono stati usati come base i dati dei Danish National Health Registers, analizzando tutti quelli relativi ai bambini nati in Danimarca tra il 1995 e il 2003, con un follow up nel 2012, quando i ragazzi avevano tra gli 8 e i 17 anni. Nel periodo considerato sono nati 33.139 bambini grazie ai trattamenti per la fertilità e 555.828 bambini dopo concepimento spontaneo.
In questo caso gli autori hanno distinto anche tra le pratiche adottate per favorire la fertilità. Il rischio di disturbi mentali nei bambini nati dopo fertilizzazione in vitro o iniezione intracitoplasmatica dello sperma era basso e sovrapponibile a quello degli altri bambini, fatto salvo un aumento al limite della significatività statistica dei tic neurologici (hazard ratio 1,40, limiti di confidenza al 95% da 1,01 a 1,95, rischio assoluto 0,3%). I bambini nati invece dopo induzione dell’ovulazione, con o senza inseminazione, avevano un rischio, pur basso, ma significativamente aumentato di disturbi mentali in genere (1,20, limiti di confidenza al 95% da 1,11 a 1,31, rischio assoluto 4,1%), di autismo (1,20, limiti di confidenza al 95% da 1,05 a 1,37, rischio assoluto 1,5%), di disturbi ipercinetici (1,23, limiti di confidenza al 95% da 1,08 a 1,40, rischio assoluto 1,7%), di disturbi della condotta sociale (1,21, limiti di confidenza al 95% da 1,02 a 1,45, rischio assoluto 0,8%) e di tic (1,51, limiti di confidenza al 95% da 1,16 a 1,96, rischio assoluto 0,4%). In questo caso i ricercatori sottolineano come un rischio, pur limitato, sia presente, e che riguarda il ricorso alla stimolazione dell’ovulazione, anche se non sono emersi dati relativi al rischio dei singoli ormoni utilizzati.
Il primo articolo è una revisione1 che si è occupata del rischio di cancro nei bambini nati da donne in cui è stata stimolata la fertilità. Sono stati identificati in tutto 25 studi di coorte o caso-controllo che riguardavano l’esito cancro in bambini nati dopo trattamenti per la fertilità. La ricerca ha consentito anche di fare una metanalisi sui dati cumulativi e avere quindi una indicazione sul rischio globale di cancro.
Dai risultati è emerso che in effetti i bambini nati dopo trattamenti per la fertilità hanno un rischio aumentato di cancro (rischio relativo 1,33, limiti di confidenza al 95% da 1,08 a 1,63), per i tumori ematologici (rischio relativo 1,59, limiti di confidenza al 95% da 1,32 a 1,91), per i tumori del sistema nervoso (rischio relativo 1,88, limiti di confidenza al 95% da 1,02 a 3,46) e per gli altri tumori solidi (rischio relativo 2,19, limiti di confidenza al 95% da 1,26 a 3,80). Il rischio aumentava in maniera diversa secondo i vari tipi di cancro: per esempio era 1,65 per le leucemie (limiti di confidenza al 95% da 1,35 a 2,01) o 4,04 per i neuroblastomi (limiti di confidenza al 95% da 1,24 a 13,18).
I ricercatori concludono che i dati da loro rilevati non indicano necessariamente un legame causale tra stimolo della fertilizzazione e aumento del rischio di cancro nel nascituro, in quanto potrebbe essere dovuto ad altri fattori, magari legati all’infertilità di base o di altro tipo. Occorrono quindi ulteriori studi mirati per poter dire una parola definitiva al riguardo.
Il secondo articolo è uno studio prospettico di coorte2 che ha centrato l’attenzione sui trattamenti per la fertilità e lo sviluppo cognitivo nei bambini e negli adolescenti nati grazie a queste pratiche. Sono stati usati come base i dati dei Danish National Health Registers, analizzando tutti quelli relativi ai bambini nati in Danimarca tra il 1995 e il 2003, con un follow up nel 2012, quando i ragazzi avevano tra gli 8 e i 17 anni. Nel periodo considerato sono nati 33.139 bambini grazie ai trattamenti per la fertilità e 555.828 bambini dopo concepimento spontaneo.
In questo caso gli autori hanno distinto anche tra le pratiche adottate per favorire la fertilità. Il rischio di disturbi mentali nei bambini nati dopo fertilizzazione in vitro o iniezione intracitoplasmatica dello sperma era basso e sovrapponibile a quello degli altri bambini, fatto salvo un aumento al limite della significatività statistica dei tic neurologici (hazard ratio 1,40, limiti di confidenza al 95% da 1,01 a 1,95, rischio assoluto 0,3%). I bambini nati invece dopo induzione dell’ovulazione, con o senza inseminazione, avevano un rischio, pur basso, ma significativamente aumentato di disturbi mentali in genere (1,20, limiti di confidenza al 95% da 1,11 a 1,31, rischio assoluto 4,1%), di autismo (1,20, limiti di confidenza al 95% da 1,05 a 1,37, rischio assoluto 1,5%), di disturbi ipercinetici (1,23, limiti di confidenza al 95% da 1,08 a 1,40, rischio assoluto 1,7%), di disturbi della condotta sociale (1,21, limiti di confidenza al 95% da 1,02 a 1,45, rischio assoluto 0,8%) e di tic (1,51, limiti di confidenza al 95% da 1,16 a 1,96, rischio assoluto 0,4%). In questo caso i ricercatori sottolineano come un rischio, pur limitato, sia presente, e che riguarda il ricorso alla stimolazione dell’ovulazione, anche se non sono emersi dati relativi al rischio dei singoli ormoni utilizzati.
Bibliografia:
- Fertil Steril 2013;100:150-61. CDI NS
- Brit Med J 2013;347:f3978. CDI #nff#