Alla sospensione della TOS, si modifica il rischio cardiovascolare?

Uno studio danese su scala nazionale ha verificato se la sospensione della terapia ormonale sostitutiva nelle donne in menopausa comportasse un aumento del rischio cardiovascolare. A questo scopo ha considerato 3.322 donne sopra i 40 anni sopravvissute a un infarto del miocardio nel periodo 1997-2008 e successivamente trattate con la terapia ormonale sostitutiva. I farmaci utilizzati a questo scopo sono stati suddivisi in quattro gruppi: estrogeni per via sistemica (28,7%), estroprogestinici per via sistemica (33,1%), estrogeni per via vaginale (29,4%), altri farmaci (comprendenti progestinici per via vaginale, raloxifene, tibolone, progestinici per via sistemica 8,8%). Gli esiti considerati erano la frequenza di un nuovo infarto, la mortalità per cause vascolari e la mortalità per tutte le cause da un mese a un anno dopo l’eventuale ricovero. Nel corso del follow up si sono verificati 282 nuovi casi di infarto (8,5%), 218 decessi da cause cardiovascolari (6,6%) e 357 decessi (10,7%) entro i primi 12 mesi. Nelle donne che avevano sospeso la terapia sostitutiva nel primo anno dopo l’infarto non si osservava un maggior rischio di secondo infarto (hazard ratio 0,90, limiti di confidenza al 95% da 0,68 a 1,19), morte da cause cardiache (hazard ratio 1,21, limiti di confidenza al 95% da 0,9 a 1,62) e per tutte le cause (hazard ratio 1,22, limiti di confidenza al 95% da 0,97 a 1,53) con la terapia ormonale sostitutiva. Questo dato si confermava anche analizzando i 4 sottogruppi di farmaci; solo la sospensione degli estrogeni per via vaginale si associava a una riduzione del rischio di un secondo infarto (hazard ratio 0,54, limiti di confidenza al 95% da 0,34 a 0,86).

Dal momento che i risultati dello studio non indicano né un netto beneficio né un preoccupante incremento del rischio cardiovascolare dopo sospensione della terapia ormonale, il suo impiego va valutato da questo punto di vista su base individuale.