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Giovedì, Ottobre 10, 2013

Sottostimato il pericolo dei farmaci in gravidanza

Uno studio norvegese segnala che la stima dell’impatto negativo di diverse terapie farmacologiche in gravidanza può essere variare sensibilmente in funzione della finestra temporale di esposizione adottata prima del concepimento e della modalità di raccolta dell’anamnesi farmacologica. Questi bias sono stati verificati incrociando i dati di una popolazione di 27.656 partecipanti a un’indagine epidemiologica prospettica sulla salute materno-fetale in relazione all’esposizione a diversi agenti, il Norwegian Mother and Child Cohort Study (MoBa), con quelli dell’archivio nazionale delle prescrizioni, il Norwegian Prescription Database (NorPD). Come riferimento è stata scelta l’influenza dell’esposizione agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) rispetto all’esito negativo rappresentato dall’ ipertensione polmonare persistente nei neonati. Tale esito era stato oggetto del Nordic Study, che aveva incluso nella finestra temporale di osservazione i 3 mesi precedenti la gravidanza e aveva individuato dopo esposizione autoriferita (0,7%, n=184) agli SSRI un aumento del rischio di ipertensione polmonare (odds ratio 1,6, limiti di confidenza al 95% da 1,1 a 2,2).  

In base al registro nazionale delle prescrizioni l’esposizione agli SSRI è stata accertata nello 0,8% (n=231), 1,1% (n=292) e 1,3% (n=352) a partire da 30, 60 e 90 giorni prima della gravidanza, rispettivamente.  

Adottando quattro diverse finestre temporali prima della gravidanza (che includevano dai 90 agli  0 giorni precedenti) e includendo nel periodo di esposizione le prime 8 settimane di gestazione, si è osservata una significativa variabilità delle stime di rischio. In particolare estendendo il periodo nella fase preconcenzionale, aumentava la sensibilità (dal 46,7% al 91,3%), ma si riduceva anche se di poco la specificità (dal 99,8% al 99,3% ). Dopo correzione, l’aumento del rischio era inferiore (odds ratio 1,8, limiti di confidenza al 95% da 1,2 a 2,6) se il periodo di esposizione comprendeva solo le prime 8 settimane di gestazione periodo, maggiore (odds ratio 2,6, limiti di confidenza al 95% da 1,8 a 2,9) se si estendeva dai 3 mesi precedenti la gravidanza a tutte le 8 settimane di gestazione.

I dati dello studio, oltre a richiamare alla necessità di valutazioni metodologicamente corrette, evidenzia che il rischio di un’esposizione preconcezionale e nelle prime fasi della gravidanza a farmaci con basso profilo di sicurezza può essere sottostimato.   

Skurtveit S, Selemer R, et al. Drug exposure: inclusion of dispensed drugs before pregnancy may lead to underestimation of risk associations. Journal of Clinical Epidemiology 2013;66:964-72.

 e-mail ricercatore: svetlana.skurtveit@fhi.no

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