Reazioni avverse in pediatria: si può fare di più
Sono stati pubblicati due articoli (di cui uno italiano) sulle reazioni avverse da farmaci in pediatria(1,2) che sottolineano come l’utilizzo dei farmaci nei bambini abbia criticità particolari.
Gli otto studi prospettici esaminati nello studio italiano(1) segnalano un’incidenza di reazioni avverse in ambito territoriale pari all’1% (limiti di confidenza al 95% da 0,3 a 1,7) e nel bambino ospedalizzato del 10,9% (limiti di confidenza al 95% da 4,8 a 17) con un tasso di accessi ospedalieri per reazione avversa dell’1,8% (limiti di confidenza al 95% da 0,4 a 3,2). Gli antibiotici sono i farmaci più spesso responsabili di reazioni avverse e la pelle e il sistema gastrointestinale sono gli apparati più coinvolti.
Il secondo studio, svedese,(2) si basa sul database Vigibase dell’OMS e descrive le caratteristiche specifiche per le reazioni avverse nei bambini e nei vari sottogruppi d’età rispetto all’adulto. Le reazioni avverse che differenziano i bambini rispetto agli adulti sono legate in particolare ai farmaci per l’apparato respiratorio (11% rispetto a 5%), ai dermatologici (12 rispetto a 7%) e agli antibiotici (33% rispetto a 15%) che, come nello studio precedente, sono stati i farmaci più responsabili di reazioni avverse nei bambini. Anche in questo lavoro c’è un’alta percentuale di reazioni a carico della pelle (35% di tutte le reazioni avverse nei bambini rispetto al 23% dell’adulto). Mettendo a confronto due quinquenni (1995-1999 rispetto a 2005-2009) le segnalazioni sono in aumento, in particolare quelle correlate a errori terapeutici nei più giovani (bambini di età tra i 28 giorni e i 23 mesi) e quelle relative ai farmaci per l’ADHD.
In Italia la prescrizione di antibiotici in età pediatrica (e non solo) è più elevata rispetto ad altre realtà (per esempio i paesi del Nord Europa).(3,4,5) Oltre alle quantità complessive, viene prescritto un maggior numero di molecole, privilegiando cefalosporine e macrolidi, soprattutto di ultima generazione e di maggior costo, a scapito delle penicilline.(3) L’appropriatezza prescrittiva di questa classe di farmaci è ben lontana dall’essere raggiunta in Italia3 e l’utilizzo di farmaci impropri espone il bambino a rischi. Questo dato è uno spunto importante per cercare di razionalizzare la terapia antibiotica in pediatria in ambito ospedaliero e territoriale. In Italia trovano ancora spazio numerosi antibiotici che non sono la prima scelta per le patologie per cui sono prescritti. L’appropriatezza prescrittiva e la sicurezza terapeutica restano i veri obiettivi da perseguire. Che cosa si può fare in pratica al riguardo?
- Segnalare le reazioni avverse, in particolare dei farmaci di recente introduzione sul mercato.
- Prestare maggiore attenzione all’appropriatezza prescrittiva che potrebbe, peraltro, rappresentare un’importante occasione di audit, se monitorata.
- Promuovere studi prospettici internazionali sulla safety.
- Coinvolgere attivamente i genitori nelle segnalazioni.
- Arch Dis Child 2009;94:724-8. CDI #fff#
- Drug Saf 2011;34:415-28. CDI #fff#
- Dialogo sui farmaci 2010;4:156-9.
- http://www.eurosurveillance.org/viewarticle.aspx?articleid=3284
- Eur J Clin Pharmacol 2007;63:1099-106. CDI NS
Michele Gangemi
pediatra di famiglia