Una sincope dal respiro corto
Leo è un ragazzo asmatico di 15 anni in trattamento da anni con farmaci antistaminergici e mometasone furoato (50 µg/die per narice) [1]. Negli ultimi due anni il ragazzo è stato sottoposto a terapia intermittente (in primavera ed estate) con fluticasone propionato (100 mg/die per narice) sempre per il controllo dei sintomi asmatici.
Due mesi dopo l’inizio del trattamento con fluticasone propionato Leo ha sviluppato sonnolenza, seguita da perdita di coscienza e sincope. In seguito a questi episodi il ragazzo è stato portato in Pronto soccorso e sottoposto a esame neurologico e cardiologico. Mentre la TC ha escluso qualsiasi problema neurologico, l’elettrocardiogramma ha immediatamente mostrato una fibrillazione atriale con sopraslivellamento del tratto ST; il paziente è stato quindi ricoverato nel reparto di pediatria con diagnosi di fibrillazione atriale parossistica associata a rapida risposta ventricolare. Un secondo elettrocardiogramma ha evidenziato una riduzione dell’intervallo QT associata a un blocco di branca.
Durante il periodo di ospedalizzazione il paziente è stato sottoposto a profilassi anticoagulante con enoxaparina (4.000 UI per 5 giorni) e ha eseguito un Holter che non ha rilevato alcuna anomalia. La fibrillazione atriale è stata associata al fluticasone propionato, la cui somministrazione è stata immediatamente interrotta, in seguito anche a: 1) risposta spirometrica positiva, 2) assenza di rantolo, 3) assenza di spasmo bronchiale da due anni. L’interruzione della somministrazione di fluticasone ha portato, in poche ore, alla risoluzione spontanea della fibrillazione atriale (dechallenge positivo).
A supporto della diagnosi di patologia iatrogena c’era anche l’assenza di fattori concomitanti e predisponenti quali: 1) indice di massa corporea nella norma; 2) creatininemia, sodiemia, potassiemia, calcemia, ormoni tiroidei, emocromo, funzione epatica e renale nella norma; 3) assenza di patologie cardiache ed extracardiache pregresse o in atto; 4) assenza di alterazioni morfo-strutturali all’ecocardiografia transtoracica; 5) esclusione dell’utilizzo illecito di alcol e/o sostanze stupefacenti.
Dopo una settimana Leo veniva dimesso con terapia che non prevedeva l’utilizzo di fluticasone propionato. Dopo due mesi dall’insorgenza della reazione avversa è stata eseguita una visita di controllo che ha escluso segni di fibrillazione atriale e una normale risposta al monitoraggio Holter.
A rischio anche la via inalatoria
I corticosteroidi inalatori sono la terapia di scelta per la gestione dell’asma sia negli adulti sia nei bambini. Nonostante il diffuso utilizzo nella pratica clinica, i corticosteroidi causano svariate reazioni avverse fra cui la fibrillazione atriale, che è riconosciuta come il più comune disturbo del ritmo con conseguenze cliniche gravi. In letteratura sono stati descritti svariati case report di fibrillazione atriale da corticosteroidi per via sistemica [2, 3]. Il caso da noi descritto è il primo esempio di fibrillazione atriale correlata all’assunzione di un corticosteroide inalatorio in un paziente pediatrico asmatico che non presentava alcun fattore di rischio concomitante o predisponente. Il nesso di causalità, eseguito mediante l’algoritmo di Naranjo, ha definito come probabile la correlazione fra l’assunzione di fluticasone e la reazione avversa. Il punteggio finale pari a 6 è stato così ottenuto: 2 punti per la correlazione temporale fra somministrazione di fluticasone e insorgenza della fibrillazione; 1 punto per la positività del dechallenge; 2 punti per la mancanza di cause alternative; 1 punto per l’evidenza obiettiva della reazione avversa (elettrocardiogramma positivo). Da un punto di vista farmacologico l’insorgenza della reazione avversa può essere riconducibile al fatto che alte dosi di corticosteroide, agendo a livello della membrana plasmatica, possono interferire con il rilascio di potassio e causare aritmogenesi. Alla luce di quanto descritto è opportuno che i medici siano consapevoli della possibilità di insorgenza di reazioni avverse cardiovascolari anche in seguito alla somministrazione di corticosteroidi inalatori. Sono però necessari ulteriori casi clinici per confermare con maggior sicurezza l’associazione tra fenomeni di fibrillazione atriale e l’assunzione di questi farmaci.
- Pediatrics 2010;126:e1237-41.
- Am J Ther 2001;8:303-5.
- Eur J Neurol 2000;7:130.
Sonia Radice, Stefania Antoniazzi, Valentina Perrone, Carla Carnovale ed Emilio Clementi
UO Farmacologia clinica, Servizio di farmacovigilanza, Ospedale universitario L. Sacco, Milano