L’errore nella terapia farmacologica dell’anziano
Errori di prescrizione, di dispensazione, di assunzione, di “segreteria” sono frequenti nei soggetti anziani.
Per errore in terapia si intende “qualsiasi prevenibile evento che può causare o portare a un uso inappropriato del farmaco o a un rischio per il paziente, mentre il farmaco viene utilizzato dall’operatore sanitario, dal paziente o dal consumatore (United States National coordinating Council for Medication Error Reporting and Prevention, 1998) [1].
L’invecchiamento della popolazione e l’uso contemporaneo di molte medicine, insieme con la maggiore potenza dei nuovi farmaci, ha reso di grande attualità il problema dell’errore di terapia. Errore che si può verificare sia in ospedale sia in ambulatorio, con la possibilità di errori di prescrizione, di dispensazione e di assunzione. Non bisogna dimenticare che gli errori “di segreteria”, cioè l’errore di copiatura da cartella a scheda, sono una quota importante degli errori terapeutici.
Sull’American Journal of Geriatric Pharmacotherapy è apparsa quest’anno una revisione degli articoli di letteratura che nel 2010 si sono occupati di errori di medicazione nella popolazione anziana [2]. Eseguendo una ricerca su Medline ed Embase, utilizzando una combinazione di termini di ricerca che comprendeva per esempio “medication errors”, “medication adherence”, “monitoring”, “adverse drug events”, “therapeutic failures” eccetera, sono stati identificati cinque studi, che sono stati analizzati e commentati. In questo articolo diamo una sintesi dei tre più significativi.
Il primo è uno studio osservazionale che analizzava l’impatto di una valutazione geriatrica globale (comprehensive geriatric assessment, CGA) sulla prevalenza di sottotrattamento negli anziani [3]. Partendo da 807 pazienti geriatrici ambulatoriali dell’Ospedale di Amsterdam, in 516 è stata identificata almeno una malattia sottotrattata (per esempio ipertensione, angina pectoris, ictus eccetera). Per essere sottotrattati i pazienti non dovevano essere in terapia con alcun farmaco indicato per la patologia identificata. I pazienti venivano poi sottoposti a CGA, che consisteva in una anamnesi completa, una valutazione clinica dei problemi aperti e delle limitazioni funzionali. I tassi di sottotrattamento venivano valutati prima e dopo la CGA. Il 53% dei pazienti erano donne (età media 81,5 anni). Prima della CGA 170 pazienti (32,9%) erano sottotrattati. Il sottotrattamento si riduceva significativamente (22,3%, p
Il secondo è uno studio casocontrollo che ha usato il database di Medicare per indagare il rischio di fratture nei pazienti a cui erano stati prescritti miorilassanti [4]. Casi e controlli sono stati identificati da una popolazione di soggetti con più di 65 anni d’età. Dopo aggiustamento per potenziali covariate (età, fibromialgia, incontinenza urinaria eccetera) i pazienti esposti a miorilassanti avevano un rischio aumentato di fratture (odds ratio 1,40; limiti di confidenza al 95% da 1,15 a 1,92). Emergeva un rischio aumentato anche per gli utilizzatori di benzodiazepine a lunga durata d’azione. Lo studio è importante perché le cadute e le infermità legate a cadute sono un grave problema di salute negli adulti sopra i 65 anni: dal 28% al 35% delle persone cade almeno una volta all’anno e nel 5% dei casi si determina una frattura.
Il terzo è uno studio controllato e randomizzato, eseguito in Francia in 16 centri ospedalieri, che ha verificato l’utilità di interventi educativi per ridurre le reazioni avverse da errore terapeutico [5]. Metà delle unità ricevevano una formazione di una settimana su importanti argomenti di terapia (rischio dei FANS, delle benzodiazepine, degli anticolinergici, uso appropriato degli oppioidi, necessità di calcolare la creatinina clearance per i farmaci a eliminazione renale), l’altra metà erano i controlli. Nelle due settimane successive venivano registrate le reazioni avverse. In totale ci sono stati 122 eventi avversi da farmaco (25,7% sul totale) nella fase prima della randomizzazione, quindi 38 nel gruppo sottoposto a intervento educativo (19,4% dei casi) e 63 nel gruppo di controllo (26,1% dei casi). Complessivamente il 28% degli eventi avversi era considerato evitabile. L’importanza di questo studio sta nel fatto che è il primo studio randomizzato su un intervento mirato a ridurre gli eventi avversi da farmaco in ospedale nei pazienti anziani.
- J Clin Nursing 2005;14:869-75. CDI NS
- Am J Geriatric Pharmacotherapy 2011;9:1-10. CDI NS
- Drugs Aging 2010;27:831-43. CDI NS 4.
- Ann Pharmacother 2010;44:1369-75. CDI
- J Nutr Health Aging 2010;14:57-61. CDI
Giuseppe Vighi
Responsabile Farmacovigilanza
AO Niguarda-Cà Granda, Milano