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Il bias della reboxetina
Secondo una metanalisi il bias di pubblicazione inficerebbe i risultati pubblicati sulla reboxetina [1]. La reboxetina è un inibitore selettivo della ricaptazione della noradrenalina autorizzata in Italia nel 1998 e tuttora in commercio, mentre negli Stati Uniti la sua autorizzazione all’immissione in commercio è stata revocata nel 2001. Il confronto tra i dati degli studi pubblicati e l’insieme di tutti i dati (pubblicati e non) ha mostrato che i risultati pubblicati sovrastimano i benefici della reboxetina (percentuale di remissione delle depressione e risposta al trattamento) e ne sottostimano i rischi (insorgenza di eventi avversi e sospensione del trattamento). E’ questo un classico caso di bias di pubblicazione, problema ben noto nella ricerca clinica, che è stato identificato non solo negli studi effettuati sugli antidepressivi, ma anche su altri farmaci (antiaritmici di classe I, inibitori selettivi della COX-2, statine eccetera) [2]. Per risolvere il problema dell’incompletezza dei dati pubblicati quando si valutano efficacia e sicurezza di un farmaco, è necessario insistere sulla piena trasparenza, cioè sulla divulgazione obbligatoria dei risultati degli studi clinici, indipendentemente dall’esito. L’FDA e l’EMA hanno in parte cercato di risolvere tale bias imponendo la registrazione degli studi clinici sui propri siti web [3].
Bibliografia:
- Brit Med J 2010;341:c4737. CDI #nrr#
- Trials 2010;11:37. CDI #rrr#
- Brit Med J 2010;341:4942. CDI #rrr#
Liberata Sportiello
Centro di farmacovigilanza e farmacoepidemiologia della Regione Campania,
Dipartimento di medicina sperimentale, Sezione di farmacologia, Seconda Università degli studi di Napoli
Centro di farmacovigilanza e farmacoepidemiologia della Regione Campania,
Dipartimento di medicina sperimentale, Sezione di farmacologia, Seconda Università degli studi di Napoli