Rituximab e leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML)
Uno dei primi anticorpi monoclonali ad essere utilizzato in terapia per i linfomi è stato il rituximab; l’autorizzazione all’immissione in commercio fu data dalla FDA nel 1997 per il trattamento dei linfomi Hodgking e non-Hodgking.
In Italia è commercializzato dal 1998. Si tratta di una IgG monoclonale umana-murina (frammento Fc umano) che si lega alle molecole di CD20 sui linfociti B normali e neoplastici ed il suo uso è approvato per la terapia dei pazienti affetti da forme recidivanti o refrattarie ai linfoma non Hodgking a cellule follicolari.
Il meccanismo d’azione comprende la lisi mediata dal complemento, citotossicità anticorpo dipendente ed induzione ad apoptosi nelle cellule linfomatose.
La leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML, dall'inglese Progressive multifocal leukoencephalopathy), è una malattia virale rara e per lo più fatale caratterizzata da un danno progressivo o da un processo di infiammazione della sostanza bianca cerebrale in posizioni multiple. La malattia insorge quasi esclusivamente nei pazienti che soffrono di grave immunodeficienza, come ad esempio in pazienti trapiantati in trattamento con immunosoppressori o pazienti affetti da AIDS.
In Italia sono stati segnalati dal 2001 ad oggi tre casi di PML: uno risalente al 2002 e proveniente dalla Lombardia (pubblicato sulla rivista Blood) e due nel primo semestre del 2008, uno dalla Toscana ed uno dalla Veneto (ad esito fatale).
Nella banca dati dell’ OMS sono riportati 47 casi di leucoencefalopatia multifocale progressiva.
Anche l’AIFA nell’Aprile del 2007 ha inviato una nota informativa per segnalare i casi di PML dopo il trattamento con rituximab.