Atomoxetina e idee suicidarie in pediatria
L’atomoxetina è un inibitore selettivo del reuptake della noradrenalina, impiegato nella terapia del Disturbo da Deficit dell’ Attenzione e Iperattività (ADHD) nei bambini al di sopra dei 6 anni di età e negli adolescenti. Il meccanismo d’azione del farmaco non è noto, ma sembra sia da ricondurre all’elevata selettività che presenta nell’inibire il trasportatore presinaptico della noradrenalina, neurotrasmettitore coinvolto nei processi di regolazione dei livelli di attività, attenzione ed impulsività.
L’atomoxetina è stata introdotta in commercio nel 2002 negli USA, nel 2004 nel Regno Unito e nel marzo 2007 è stata registrata contemporaneamente in tutti i Paesi della Comunità Europea, con procedura di mutuo riconoscimento, ed ha quindi ottenuto l’approvazione all’immissione in commercio anche in Italia da parte dell’ AIFA.
Dall’inizio della sua commercializzazione negli USA, sono stati condotti vari studi sull’efficacia e la sicurezza dell’atomoxetina ed in particolare nel 2005 sia l’EMEA che l’FDA hanno portato all’attenzione di medici e pazienti l’aumento del rischio di insorgenza di comportamento suicidario (ideazione suicida e tentativi di suicidio) in bambini e adolescenti in terapia con questo farmaco.
Attualmente nel database dell’OMS sono presenti 290 report di ideazione suicidaria. Nella banca dati GIF non sono presenti segnalazioni di suicidio (è presente un caso di alterazione della personalità con aumento dell’aggressività proveniente dall’Emilia Romagna). Nella Rete Nazionale sono invece riportate 2 segnalazioni (una proveniente dal Piemonte e una dalla Sardegna), entrambe pervenute nel corso del 2008. Nel primo caso sono stati segnalati “piani di suicidio” in una bimba di 9 anni, in trattamento con atomoxetina da 7 mesi; l’esito non è disponibile. Al contrario, nel caso segnalato in Sardegna uno stato di “agitazione psicomotoria ed idea suicida” hanno portato all’ospedalizzazione di un bimbo di 10 anni in trattamento con lo stesso farmaco da 10 mesi; in questo caso l’esito è stato una risoluzione completa.
Nella scheda tecnica del farmaco [1], l’insorgenza di comportamento suicidario viene riportata sia nella sezione degli effetti indesiderati (come reazione non comune in bambini ed adolescenti e come “esperienza dopo commercializzazione” negli adulti) sia nelle speciali avvertenze e precauzioni per l’uso, dove vengono riportati i dati relativi a studi clinici in doppio cieco, condotti su pazienti di età compresa tra i 7 e i 12 anni.
L’aumento del rischio suicidario è stato confermato in una recente metanalisi [2], in cui sono stati esaminati quattordici studi eseguiti su pazienti pediatrici: si sono verificati comportamenti suicidari con una frequenza dello 0.37% nei pazienti trattati con atomoxetina (5 su 1357) contro lo 0% nel gruppo di pazienti trattati con placebo (n=851). L’insorgenza di ideazione suicidaria sembra quindi essere significativamente più frequente nei bambini in terapia con atomoxetina rispetto a quelli trattati con placebo.
In letteratura è inoltre presente un case report [3], di insorgenza di ideazione suicidaria in una ragazza di 18 anni in trattamento con atomoxetina.
A fronte di queste informazioni e della controversia sulla prescrizione di farmaci stimolanti nell’ADHD, è importante richiamare l’attenzione su un continuo monitoraggio del quadro clinico psichiatrico e di eventuali alterazioni del comportamento nei bambini in terapia con atomoxetina.
- Scheda tecnica REFI e Banca Dati MICROMEDEX
- Meta-analysis of suicide-related behavior events in patients treated with atomoxetine.
- J Am Acad Child Adolesc Psychiatry. 2008 Feb;47(2):209-18.