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Martedì, Aprile 30, 2013

Effetti negativi del litio sulla funzione renale e sul metabolismo del calcio

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Il profilo di sicurezza del litio è particolarmente critico nei pazienti anziani, come indicano due studi recentemente pubblicati.

Il primo, retrospettivo, è stato condotto presso l’Università di Montreal su 27 pazienti ambulatoriali (età media 81,6 anni) con storia di insufficienza renale cronica. Circa l’impiego del litio, sono stati distinti i pazienti che dopo la diagnosi di insufficienza renale cronica ne hanno fatto un uso prolungato per almeno 2 anni (durata media del trattamento 72,64 mesi) e quelli che l’hanno sospeso (durata media del trattamento 9,85 mesi, p=0,0032). L’evoluzione della funzionalità renale è stata seguita a lungo termine, misurando a 21 e a 60 mesi il filtrato glomerulare e la creatininemia. Il primo parametro ha mostrato una riduzione clinicamente significativa nella maggior parte dei pazienti (anche se la differenza tra i due sottogruppi non ha raggiunto la significatività statistica). La creatininemia ha mostrato una tendenza (p=0,06) all’aumento dopo 60 mesi nei pazienti che avevano assunto il farmaco.

Una revisione sistematica statunitense ha indagato la prevalenza di alterazioni del metabolismo del calcio sempre a seguito di trattamento con litio, selezionando 128 pubblicazioni sull’associazione litio-iperparatiroidismo e 100 su quella litio-ipercalcemia. I dati evidenziano che il 40% dei pazienti con iperparatiroidismo associato all’uso di litio si collocava nella fascia di età sopra i 60 anni e che, a seguito del trattamento, i livelli di calcemia erano più alti negli ultrasessantenni rispetto ai più giovani. Anche se queste alterazioni metaboliche erano spesso asintomatiche, è innegabile che possano complicare il quadro clinico di soggetti anziani già con insufficienza renale o altre comorbilità. I meccanismi alla base di queste alterazioni sarebbero una modificazione della sensibilità del recettore delle cellule paratiroidee ai livelli di calcio ovvero un effetto diretto del farmaco sul tubulo renale o ancora, sulle cellule che secernono paratormone.

Il litio resta un’opzione importante per diverse forme di psicosi, ma la necessità di interrompere il trattamento a seguito di una riduzione del filtrato glomerulare è da valutare caso per caso nei pazienti anziani, specie se già con insufficienza renale o altre comorbidità. Bisogna inoltre tenere conto del fatto che l’incremento dei livelli di calcio e di paratormone indotti dal litio, a cui i pazienti sopra i 60 anni sembrano più predisposti, può ulteriormente compromettere la funzione renale.

Rej S, Abitbol R, et al. Chronic renal failure in lithium-using geriatric patients: effects of lithium continuation versus discontinuation – a 60-month retrospective study. International Journal of Geriatric Psychiatry 2013;28:450-3.

e-mail ricercatore: soham.rej@mail.mcgill.ca

 

Lehmannel SWA, Lee JA. Lithium-associated hypercalcemia and hyperparathyroidism in the elderly: What do we know? Journal of Affective Disorders 2013;146:151-7.

e-mail ricercatore: slehman@jhmi.edu

80.211.154.110