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Mercoledì, Dicembre 1, 2004
Mirtazapina e reazioni epatiche
Nel corso del 2004 sono pervenute al GIF le segnalazioni di prime due reazioni avvenute a livello epatico a seguito di somministrazione di mirtazapina: una necrosi epatica e un’insufficienza epatica.
La mirtazapina è un antidepressivo che può essere impiegato nel trattamento degli episodi di depressione maggiore. La scheda tecnica dei medicinali a base di mirtazapina riporta che raramente si può verificare un aumento dei livelli sierici delle transaminasi. Tuttavia la scheda tecnica approvata dall’FDA riporta invece che la somministrazione di mirtazapina è associata non solo all’alterazione dei test di funzionalità epatica (nel 2% dei casi incremento significativo delle ALT), ma durante la valutazione pre-marketing del principio attivo si sono manifestati anche rari casi cirrosi epatica.
In letteratura sono riportati due casi di epatotossicità grave insorta in due donne: in un caso il principio attivo è stato assunto per 3 anni e la paziente ha manifestato alterazione degli enzimi epatici con ittero, che è migliorato dopo sospensione del trattamento. Nel secondo caso all’uso di mirtazapina è stato associata una condizione di ittero persistente, che è regredita solo dopo 3 mesi dalla sospensione del trattamento (1).
Nel 2004 sono stati pubblicati i risultati di uno studio multicentrico realizzato in Germania che ha monitorato pazienti trattati con antidepressivi dal 1993 al 2000 per valutare nuove o gravi reazioni avverse. Durante tale studio è emerso che la mirtazapina è maggiormente correlata all’aumento degli enzimi epatici (2).
Alla luce di tutto ciò si invita dunque a monitorare attentamente i pazienti che assumono mirtazapina soprattutto nelle terapie a lungo termine.
La mirtazapina è un antidepressivo che può essere impiegato nel trattamento degli episodi di depressione maggiore. La scheda tecnica dei medicinali a base di mirtazapina riporta che raramente si può verificare un aumento dei livelli sierici delle transaminasi. Tuttavia la scheda tecnica approvata dall’FDA riporta invece che la somministrazione di mirtazapina è associata non solo all’alterazione dei test di funzionalità epatica (nel 2% dei casi incremento significativo delle ALT), ma durante la valutazione pre-marketing del principio attivo si sono manifestati anche rari casi cirrosi epatica.
In letteratura sono riportati due casi di epatotossicità grave insorta in due donne: in un caso il principio attivo è stato assunto per 3 anni e la paziente ha manifestato alterazione degli enzimi epatici con ittero, che è migliorato dopo sospensione del trattamento. Nel secondo caso all’uso di mirtazapina è stato associata una condizione di ittero persistente, che è regredita solo dopo 3 mesi dalla sospensione del trattamento (1).
Nel 2004 sono stati pubblicati i risultati di uno studio multicentrico realizzato in Germania che ha monitorato pazienti trattati con antidepressivi dal 1993 al 2000 per valutare nuove o gravi reazioni avverse. Durante tale studio è emerso che la mirtazapina è maggiormente correlata all’aumento degli enzimi epatici (2).
Alla luce di tutto ciò si invita dunque a monitorare attentamente i pazienti che assumono mirtazapina soprattutto nelle terapie a lungo termine.
Bibliografia:
- Hui CK, Yeun MF, Wong WM, Lam SK, Lai CL. Mirtazapina-induced hepatotoxicity. J Clin Gastroenterol. 2002 Sep;35(3):270-1.
- Degner D, Grohmann R, Kropp S, Ruther E, Bender S, Engel RR, Schimdt LG. Severe adverse drug reactions of antidepressant: result of the German multicenter drug surveillance program AMSP. Pharmacopsychiatry 2004 Mar;37 Suppl 1:S39-45.