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Rischio cardiovascolare per gli anticolinergici
Principio attivo:
Occorre maggiore prudenza nella prescrizione di farmaci anticolinergici specie nei pazienti cardiopatici. Un recente studio1 segnala infatti che ipratropio e tiotropio per via inalatoria, ampiamente utilizzati nei pazienti con BPCO, possono aumentare il rischio di eventi cardiovascolari gravi. Secondo la linea guida GOLD dell’OMS il tiotropio è indicato nella terapia a lungo termine del broncospasmo associato a BPCO e gli effetti avversi più frequenti sono secchezza delle fauci e ritenzione urinaria. Da una revisione sistematica di 103 studi per un totale di 14.783 pazienti trattati emerge però un profilo di rischio più alto, con un aumento statisticamente significativo del rischio di infarto miocardico (rischio relativo 1,53, limiti di confidenza al 95% da 1,05 a 2,06) e di morte per cause cardiovascolari (rischio relativo 1,80, limiti di confidenza al 95% da 1,17 a 2,77).
Uno studio controllato e randomizzato successivo su 6.000 pazienti in terapia con tiotropio per quattro anni è arrivato invece a conclusioni opposte, con una riduzione statisticamente significativa degli eventi cardiovascolari nei soggetti trattati (rischio relativo 0,84, limiti di confidenza al 95% da 0,73 a 0,98) rispetto al gruppo placebo.2 Questo studio non aveva però come obiettivo la valutazione degli eventi avversi ma l’efficacia del farmaco e quindi i dati vanno interpretati con cautela.
Nell’attesa di nuove ricerche per dirimere la questione la decisione di proseguire o di iniziare una terapia con farmaci anticolinergici deve tener presente il rischio cardiovascolare del singolo paziente e valutare di volta in volta il rapporto rischi-benefici della scelta terapeutica.
Uno studio controllato e randomizzato successivo su 6.000 pazienti in terapia con tiotropio per quattro anni è arrivato invece a conclusioni opposte, con una riduzione statisticamente significativa degli eventi cardiovascolari nei soggetti trattati (rischio relativo 0,84, limiti di confidenza al 95% da 0,73 a 0,98) rispetto al gruppo placebo.2 Questo studio non aveva però come obiettivo la valutazione degli eventi avversi ma l’efficacia del farmaco e quindi i dati vanno interpretati con cautela.
Nell’attesa di nuove ricerche per dirimere la questione la decisione di proseguire o di iniziare una terapia con farmaci anticolinergici deve tener presente il rischio cardiovascolare del singolo paziente e valutare di volta in volta il rapporto rischi-benefici della scelta terapeutica.
Bibliografia:
- JAMA 2008;300:1439-50.
- N Engl J Med 2008;359:1543-54.