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Rubrica Fitovigilanza & Integratori
Farmaci antiasmatici nei nove mesi
A livello mondiale si calcola che dal 3,4% al 12,4% delle donne in gravidanza soffra di asma o di patologie correlate[1] per le quali si pone il problema di una terapia che non danneggi il feto. Il 20% di queste donne, inoltre, ha una riacutizzazione dei sintomi spesso verso la fine del secondo trimestre[2]. Tutti gli studi concordano nel dire che un’asma ben controllata non influenza l’esito della gravidanza, al contrario vengono descritti vari insuccessi riproduttivi (ritardo di crescita intrauterina, parto pretermine, morte fetale), nel caso in cui la malattia non sia compensata. Già nel 1994 il gruppo di lavoro su asma e gravidanza del National Asthma Education Program statunitense[3] aveva redatto delle linee guida poi aggiornate nel 2005[4]. Tali linee guida con piccole modifiche della scrivente, evidenziate in corsivo nel box a fianco, sono ancora attuali. I farmaci disponibili per la terapia dell’asma sono numerosi, ma gli studi in campo umano riguardanti gli effetti sul feto sono carenti. Per alcuni di questi farmaci, comunque, non è stata a oggi rilevata una teratogenicità nell’animale (categoria FDA B: budesonide, cromoglicati, montelukast e zafirlukast), altri farmaci sono invece teratogeni nell’animale (categoria FDA C: beclometasone, flunisolide, fluticasone, zileuton, teofillina, formoterolo, salmeterolo)[5]. Proprio per la scarsità dei dati riferiti all’uomo, è importante segnalare un recente lavoro che riferisce di un gruppo di 502 donne esposte a diversi farmaci anti asma in vari periodi della gravidanza, dal quale emerge una stretta relazione tra malformazioni cardiache congenite, soprattutto di tipo ostruttivo, e assunzione di broncodilatatori (in particolare salbutamolo e teofillina) nel primo trimestre (odds ratio 2,20, limiti di confidenza al 95% da 1,05 a 4,61)[6]. Visto che le malformazioni cardiache congenite sono a eziologia multifattoriale (fattori genetici e ambientali) e che la suscettibilità del cuore durante l’embriogenesi è massima nelle prime settimane di gravidanza, il lavoro citato è senza dubbio un importante segnale di allarme. Il consiglio è di dare giusto peso a queste segnalazioni, anche considerando che i broncodilatatori sono farmaci molto utilizzati per l’asma e che, pertanto, l’associazione segnalata potrebbe essere meno rilevante di quanto a prima vista appaia.
LINEE GUIDA PER L’ASMA IN GRAVIDANZA
- Assicurare un buon controllo dei sintomi per tutta la gravidanza, anche utilizzando farmaci
- Assicurarsi delle capacità di autogestione della donna
- Incoraggiare l’astensione dal fumo
- Trattare prontamente le riacutizzazioni e i fattori che le causano (rinite, reflusso gastroesofageo)
- Controllare mensilmente le pazienti dal punto di vista clinico e spirometrico
- Prevedere un approccio multidisciplinare
- Essere in allerta per possibili complicazioni (preeclampsia, ritardo di crescita intrauterina)
- Utilizzare i farmaci in commercio da più tempo • Raccomandare un monitoraggio ecografico ed ecocardiografico fetale.
Bibliografia:
- Brit Med J 2007;334:582-5. CDI #rrr#
- Thorax 2006;61:169-76. CDI #rrr#
- J Allergy Clin Immunol 1994;93:139-62.
- J Allergy Clin Immunol 2005;115:34-46.
- Am J Obstet Gynecol 2005;192:369-80. CDI #nnr#
- Birth Defect Research 2009;85:161-8.
a cura di Serena Belli
Servizio genetica APSS Trentino, Dipartimento di laboratorio
Servizio genetica APSS Trentino, Dipartimento di laboratorio