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Giovedì, Novembre 9, 2023
Gli inibitori di SGLT-2 aumentano il rischio di fratture ossee?
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Secondo uno studio di coorte, nelle donne in menopausa con diabete di tipo 2 la terapia con inibitori di SGLT-2 (le gliflozine) non si associa a un aumento del rischio di fratture ossee rispetto agli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 (le gliptine) e agli agonisti del GLP-1.
Lo studio, condotto in Corea tra il 2013 e il 2020 su quasi 500.000 utilizzatrici di questi farmaci, ha confrontato il rischio di fratture ossee associato agli inibitori di SGLT-2 rispetto agli altri due regimi antidiabetici. L’obiettivo era di far luce sul profilo di sicurezza di questi farmaci dopo che sono state sollevate preoccupazioni per la capacità degli inibitori di SGLT-2 di influire sull’omeostasi del calcio e del fosfato e conseguentemente sulla densità minerale ossea.
Secondo quanto emerso dallo studio, l’uso di inibitori di SGLT-2 non si associa a un aumento del rischio di fratture rispetto agli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 (hazard ratio – HR aggiustato 0,78, limiti di confidenza al 95% da 0,72 a 0,84) e agli agonisti del GLP-1 (HR aggiustato 0,92, limiti di confidenza al 95% da 0,68 a 1,24).
Questi risultati forniscono prove rassicuranti a favore degli inibitori di SGLT-2 in una popolazione particolarmente suscettibile a fratture a causa dei livelli elevati di glucosio nel sangue e della riduzione degli estrogeni circolanti.
Ko H, Bea S, et al. Sodium-glucose cotransporter 2 inhibitors vs incretin-based drugs and risk of fractures for type 2 diabetes. JAMA Netw Open 2023; DOI:10.1001/jamanetworkopen.2023.35797.