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Giovedì, Giugno 30, 2022

Encefalopatia da ceftriaxone

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Secondo uno studio osservazionale condotto utilizzando i dati del sistema di segnalazione spontanea giapponese (JADER), la terapia antibiotica con ceftriaxone sembra associarsi a rari casi di encefalopatia.
Dall’analisi è infatti emersa una prevalenza sproporzionata di encefalopatia tra gli utilizzatori di ceftriaxone (odds ratio di segnalazione 1,42, limiti di confidenza al 95% da 1,23 a 1,65, p<0,001) ma non di cefotaxime, altra cefalosporina di terza generazione usata come confronto (odds ratio di segnalazione 1,20, limiti di confidenza al 95% da 0,65 a 2,21, p=0,499).
Il rischio è risultato maggiore nei pazienti con insufficienza renale cronica (odds ratio 2,32, limiti di confidenza al 95% da 1,47 a 3,67, p<0,001), nelle donne (odds ratio 1,52, limiti di confidenza al 95% da 1,05 a 2,19, p=0,027), nei trattati con ceftriaxone a un dosaggio superiore a 2 g al giorno (odds ratio 2,66, limiti di confidenza al 95% da 1,66 a 4,26, p<0,001) e in quelli trattati più a lungo, oltre i 14 giorni (odds ratio 1,94, limiti di confidenza al 95% da 1,21 a 3,11, p=0,006).
Quanto emerso sembra attribuibile all’antagonismo competitivo dose-dipendente del recettore A dell’acido gamma-aminobutirrico da parte del ceftriaxone con abbassamento della soglia convulsiva e aumento del rischio di encefalopatia.
Nella pratica clinica gli operatori sanitari devono essere consapevoli della possibilità di comparsa di encefalopatia indotta da ceftriaxone specialmente nei pazienti esposti ad alte dosi e per periodi prolungati. La terapia va quindi sempre fatta ai dosaggi più bassi possibili e per il tempo minimo necessario, specie nei soggetti con problemi cerebrali.

Yamada T, Mitsuboshi S, et al. Analysis of the frequency of ceftriaxone-induced encephalopathy using the Japanese Adverse Drug Event Report database. Int J Clin Pharm 2022;DOI: 10.1007/s11096-022-01406-7.

80.211.154.110