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Lunedì, Maggio 30, 2022

Inibitori di pompa protonica e rischio cardiovascolare

Principio attivo: 
Un’analisi di disproporzionalità condotta sul database di segnalazione spontanea statunitense (FAERS) ha analizzato la possibile associazione tra gli inibitori di pompa protonica e gli eventi cardiovascolari, giungendo alla conclusione che i segnali riguardano più gli eventi vascolari di quelli cardiaci.
Per l’indagine sono state considerate 62.140 segnalazioni di eventi cardiovascolari associati all’uso di inibitori di pompa protonica raccolte tra gennaio 2015 e dicembre 2019.
Gli inibitori di pompa nel loro insieme non si associavano a un aumento del rischio cardiovascolare rispetto ai farmaci dell’intero database statunitense, l’analisi però dei singoli principi attivi faceva emergere alcuni segnali.
Il pantoprazolo è il farmaco della classe che ha mostrato il più ampio spettro di rischio cardiovascolare: dalla porpora trombotica trombocitopenica all’emangioma renale, seguito dall’esomeprazolo associato a emorragie da ulcera duodenale e nefropatia ipertensiva e dal rabeprazolo con ectasia vascolare gastrica antrale ed enterocolite emorragica. 
In particolare, la nefropatia ipertensiva e l’emangioma renale sono emersi come i segnali più forti associati a diversi farmaci della classe.
Poiché gli inibitori della pompa protonica sono tra i farmaci più prescritti nella pratica clinica occorre cautela nella scelta del principio attivo specialmente nei pazienti con fattori di rischio per eventi cardiovascolari.

Zhai Y, Ye X, et al. Updated insights on cardiac and vascular risks of proton pump inhibitors: a real-world pharmacovigilance study. Front Cardiovasc Med 2022;DOI:10.3389/fcvm.2022.767987.

80.211.154.110