Prove di efficacia e sicurezza dei corticosteroidi nei pazienti con COVID-19
Diversi farmaci sono attualmente in fase di valutazione per il repurposing nel trattamento di COVID-19. Tra questi, i glucocorticoidi sono stati oggetto di particolare attenzione per i loro effetti antinfiammatori e immunosoppressori. Inoltre, questi farmaci sono stati ampiamente utilizzati nel trattamento di altre patologie strettamente correlate a COVID-19, come la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) e la sindrome respiratoria medio-orientale (MERS).
Sembra che la raccomandazione per l’uso di corticosteroidi per il trattamento di COVID-19 sia associata alla gravità della condizione clinica e allo stadio della malattia. A seguito del parere favorevole da parte di diverse agenzie regolatorie internazionali (EMA1, WHO2, NIH3), l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha raccomandato l’uso di corticosteroidi in pazienti gravi che richiedono ossigenoterapia, in presenza o meno di ventilazione meccanica (invasiva o non invasiva)4.
Per quanto riguarda invece l’utilizzo dei corticosteroidi nel trattamento ambulatoriale di COVID-19 in fase precoce, le prove sono poche e le agenzie regolatorie non ne hanno raccomandato l’uso in queste condizioni (AIFA4, EMA1, WHO2, NIH3). Tuttavia, i corticosteroidi sono ampiamente utilizzati in ambito territoriale fuori dalle linee guida, con l’obiettivo di prevenire le complicanze associate a COVID-19.
Ruolo dei glucocorticoidi nell’infezione da SARS-CoV-2
Nei casi più severi, COVID-19 può sfociare in manifestazioni cliniche gravi quali la sindrome da distress respiratorio acuto (ADRS) e la sindrome da attivazione macrofagica (MAS), probabilmente associate a immunodisfunzioni e al rilascio incontrollato di citochine proinfiammatorie e chemochine. Inoltre, in pazienti affetti da COVID-19 sono stati riscontrati livelli elevati di fattore di necrosi tumorale (TNF)-α, interleuchina (IL)-1, IL-10 e IL-65, una condizione clinica nota come “tempesta citochinica”. Per contrastare questo fenomeno è stato proposto l’utilizzo dei glucocorticoidi che agiscono sul gene responsabile della trascrizione della fosfolipasi A2, inibendo il rilascio dell’acido arachidonico, precursore nella sintesi di prostanoidi e di proteine proinfiammatorie quali IL-1 e IL-6, bloccando la risposta infiammatoria.6
Quali prove su benefici e rischi dei glucocorticoidi?
Relativamente all’uso di corticosteroidi in pazienti COVID-19 gravi che richiedono ossigenoterapia, una recente metanalisi di 7 trial controllati e randomizzati ha rilevato benefici in termini di riduzione della mortalità a 28 giorni rispetto alla terapia standard o placebo.7
Una metanalisi di 21.350 pazienti affetti da COVID-19 ha mostrato che la mortalità complessiva dei pazienti COVID-19 che ricevevano corticosteroidi era più alta rispetto ai pazienti che non li ricevevano. La durata del trattamento con glucocorticoidi variava da 3 a 12 giorni.8
Un possibile razionale per il trattamento prolungato con glucocorticoidi (fino a oltre 10 giorni) dei pazienti con COVID-19 è la prevenzione della fibrosi post malattia9. Tuttavia, un ciclo di terapia di lunga durata può portare a scarsi risultati del trattamento.
È importante considerare il possibile effetto degli steroidi nelle condizioni procoagulanti dei pazienti con COVID-19, in cui anche il trattamento anticoagulante spesso non è sufficiente per prevenire le complicanze trombotiche riscontrate nei soggetti deceduti10. Poiché è stato dimostrato che il desametasone a un dosaggio di 6 mg al giorno tende ad aumentare le concentrazioni di fibrinogeno, è plausibile che i glucocorticoidi esogeni precipitino la trombosi clinica11.
Inoltre, una terapia prolungata con corticosteroidi potrebbe contribuire alla cosiddetta “long-COVID-19 syndrome”, che si manifesta con affaticamento e sintomi psicologici, a cui potrebbero contribuire le reazioni avverse a steroidi come miopatia, debolezza neuromuscolare e sintomi psichiatrici12.
I corticosteroidi sembrano quindi essere un’arma a doppio taglio nella lotta contro COVID-19 e devono essere usati con criterio. A oggi, non sono ancora stati pubblicati studi sull’efficacia e la sicurezza dei corticosteroidi nel trattamento dei pazienti COVID-19 non ospedalizzati. È stato registrato solo un trial controllato e randomizzato (ancora in corso) nel registro degli studi clinici dell’Unione Europea (numero EudraCT 2020-001622-64). L’obiettivo di questo trial è valutare l’efficacia e la sicurezza dell’uso di corticosteroidi nel trattamento di COVID-19 in fase precoce. Questo trial include pazienti adulti di età compresa tra i 18 e i 75 anni, con diagnosi confermata di COVID-19, che non necessitano di ospedalizzazione secondo i criteri stabiliti (per esempio saturazione13.
Conclusioni
Complessivamente le prove a oggi disponibili riportano un effetto protettivo dell’utilizzo di corticosteroidi in termini di mortalità nei soggetti con patologia grave da COVID-19 in supplementazione di ossigeno. Non sono ancora disponibili prove sulla sicurezza e sull’efficacia di corticosteroidi nel trattamento dei pazienti con COVID-19 in fase precoce e non ospedalizzati.
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Salvatore Crisafulli1, Nicoletta Luxi2, Silvia Arena1, Ylenia Ingrasciotta 1
1 Dipartimento di Scienze Biomediche, Odontoiatriche e delle Immagini Morfologiche e Funzionali, Università degli Studi di Messina, Messina
2 Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Verona, Verona