Acido tranexamico e trombosi
L’assunzione di acido tranexamico, l’agente antifibrinolitico molto usato per contenere gli eventi emorragici, riduce la mortalità per tutte le cause, senza aumentare il rischio di complicazioni trombotiche venose o arteriose.
La notizia proviene da una revisione e metanalisi canadese, che ha preso in considerazione 22 studi controllati e randomizzati per un totale di 49.538 pazienti.
Gli studi inclusi nella metanalisi confrontavano l’uso di acido tranexamico per la prevenzione o il trattamento del sanguinamento conseguente a cause non chirurgiche con placebo o con un agente antifibrinolitico diverso dall’acido tranexamico.
I dati raccolti mostrano che i pazienti trattati con acido tranexamico avevano un rischio significativamente inferiore di morte per tutte le cause (rischio relativo 0,92, limiti di confidenza al 95% da 0,87 a 0,98), senza avere come conseguenza della terapia un aumento del rischio di trombosi: ictus (rischio relativo 1,10, da 0,68 a 1,78), infarto del miocardio (rischio relativo 0,88, da 0,43 a 1,84), embolia polmonare (rischio relativo 0,97, da 0,75 a 1,26) e trombosi venosa profonda (rischio relativo 0,99, da 0,70 a 1,41).
I risultati dello studio indicano che l’acido tranexamico, quando utilizzato in un contesto non chirurgico, non solo non aumenta il rischio trombotico ma riduce la mortalità.
Chornenki NLJ, Um KJ, et al. Risk of venous and arterial thrombosis in non-surgical patients receiving systemic tranexamic acid: a systematic review and meta-analysis. Thromb Res 2019; 179:81-86. DOI: 10.1016/j.thromres.2019.05.003.
e-mail ricercatore: nicholas.jacksonchornenki@medportal.ca.