Tra rimedi naturali e medicine alternative
Per celebrare il raggiungimento della quota di 15.000 case report pubblicati, la rivista BMJ Case Report propone una rassegna di segnalazioni recenti, in buona parte riconducibili a eventi avversi associati all’assunzione di rimedi naturali o medicinali alternative.
I casi, tutti recenti, sono molto diversificati.
Spesso i danni sono favoriti da una patologia concomitante, come la steatosi epatica non alcolica in un uomo di 38 anni con danno epatico grave ma reversibile dopo l’assunzione di sale inglese (solfato di magnesio) per “sciogliere” i calcoli biliari consigliata da un naturopata o l’insufficienza renale terminale complicata da diabete e cardiopatia ischemica in un uomo di 73 anni, andato in arresto cardiaco quasi fatale per aver usato il latte di magnesia (idrossido di magnesia) e sottoposto a emodialisi intensiva in emergenza.
Nella popolazione femminile peraltro sana gli eventi avversi si associano all’uso di prodotti erboristici con effetti depurativi o dimagranti, contenenti numerosi principi attivi dei quali può quindi essere difficile stabilire con precisione composizione qualitativa e quantitativa. E’ questo il caso di una donna britannica di 47 anni giunta in pronto soccorso con un quadro di iponatriemia grave e polidipsia complicato da convulsioni e coma riconducibile a un prodotto a base di radici di valeriana o di una donna italiana di 45 anni che ha sviluppato segni di tireotossicosi dopo l’impiego di un integratore ricco di alga bruna (kelp).
Emerge che oltre all’autoprescrizione, sono determinanti nella decisione di ricorrere a rimedi naturali o a medicine alternative i consigli di operatori di dubbia professionalità e affidabilità.
Per esempio, fanno riferimento a trattamenti ispirati ai dettami della medicina ayurvedica due dei casi descritti: quello di un giovane statunitense di 26 anni che durante il soggiorno in India aveva ricevuto un trattamento per una forma di lombalgia acuta e al ritorno in patria è risultato vittima di un’intossicazione acuta da piombo e quello di una donna indiana di 52 anni che ha sviluppato un’epatite acuta a seguito del trattamento della vitiligine con semi di babchi (Psoralea corylifolia).
Ancora una volta la letteratura medica offre elementi che inducono a essere cauti o, meglio, a diffidare dell’offerta di prodotti definiti impropriamente naturali. Questo tema è già stato analizzato in un editorialedi Farmacovigilanza.eu cui si rimanda.
Si ricorda che anche per questi prodotti è prevista un’attività di segnalazione spontanea di sospette reazioni avverse ed è disponibile una specifica scheda messa a punto per raccogliere informazioni mirate su questa tipologia di rimedi.
Toovey OTR, Edmond IR, Makris N. Acute severe hyponatraemia secondary to polydipsia and associated herbal remedy use. BMJ Case Rep 2016;DOI:10.1136/bcr-2016-216348
e-mail ricercatore: oliver.toovey@nhs.net
Breyre A, Green-McKenzie J. Case of acute lead toxicity associated with Ayurvedic supplements. BMJ Case Rep 2016;DOI:10.1136/bcr-2016-215041.
e-mail ricercatore: Judith.mckenzie@uphs.upenn.edu
Smith DA, MacDonald S. A rare case of acute hepatitis induced by use of Babchi seeds as an Ayurvedic remedy for vitiligo. BMJ Case Rep 2014;DOI:10.1136/bcr-2013-200958.
e-mail ricercatore: drdeborahasmith@doctors.org.uk
Philips CA, Paramaguru R, et al. Severe liver injury due to Epsom salt naturopathy. BMJ Case Rep 2017;DOI:10.1136/bcr-2017-221718.
e-mail ricercatore: abbyphilips@gmail.com
Alaini A, Roldan CA, et al. Near death by milk of magnesia. BMJ Case Rep 2017;DOI:10.1136/bcr-2016-218260.
e-mail ricercatore: ecolombo@salud.unm.edu
Di Matola T, Zeppa P, et al. Thyroid dysfunction following a kelp-containing marketed diet. BMJ Case Rep 2014; DOI:10.1136/bcr-2014-206330.
e-mail ricercatore: mavitale@unisa.it