Micofenolato e bronchiectasie
Che cosa succede
Una nota informativa importante concordata tra EMA e AIFA mette in guardia da possibili casi di bronchiectasie e di ipogammaglobulinemia nei pazienti trattati con micofenolato mofetile.
Il micofenolato mofetile è un profarmaco convertito nella forma farmacologica attiva, l’acido micofenolico, il quale ha un’azione citostatica sui linfociti.
Qual è il problema
Le segnalazioni riguardano pazienti in trattamento con questo farmaco che sono andati incontro alla formazione di bronchiectasie. L’esordio dei sintomi respiratori è stato variabile da alcuni mesi a diversi anni dall’inizio del micofenolato. Il rischio di bronchiectasie può essere mediato dalla ipogammaglobulinemia associata al farmaco o a un effetto diretto dell’acido micofenolico sul polmone, tanto che ci sono stati anche casi di interstiziopatia polmonare, alcuni a esito fatale.
Per quanto concerne l’ipogammaglobulinemia associata al micofenolato questa può causare infezioni ricorrenti.
Conclusioni
AIFA ed EMA hanno così sintetizzato i consigli per i clinici che seguono pazienti in trattamento con micofenolato mofetile:
- Ipogammaglobulinemia
- si devono misurare le immunoglobuline sieriche nei pazienti che sviuppino infezioni ricorrenti;
- in caso di ipogammaglobulinemia prolungata clinicamente rilevante deve essere presa in considerazione un’azione clinica appropriata. In alcuni casi, il passaggio da micofenolato mofetile a un altro immunosoppressore ha comportato il ritorno a valori normali dei livelli di IgG sieriche.
- Bronchiectasie
- si raccomanda di studiare tempestivamente i pazienti in terapia con micofenolato mofetile che sviluppino sintomi polmonari persistenti, quali tosse e dispnea;
- in alcuni dei casi confermati di bronchiectasie, il passaggio da micofenolato mofetile a un altro immunosoppressore ha comportato un miglioramento dei sintomi respiratori.