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Biologici e TBC
Focus Farmacovigilanza 2014;84(5):8
Rimane aperta la questione del rischio di attivazione di una tubercolosi latente nei pazienti con una malattia infiammatoria cronica immuno-mediata (artrite reumatoide, malattie infiammatorie croniche intestinali) trattati con farmaci biologici.
Ora una revisione sistematica con metanalisi condotta da ricercatori spagnoli cerca di aggiungere nuove informazioni al riguardo.1 Sono stati ritrovati 11.130 articoli e abstract, 163 dei quali rispondevano ai criteri definiti a priori per la selezione: 100 studi controllati e randomizzati, per un totale di 75.000 pazienti, e 63 studi a lungo termine con casi e controlli per un totale di 80.774,45 anni-paziente.
In tutto sono stati registrati 31 casi di tubercolosi nei pazienti trattati con inibitori del TNF (odds ratio: 1,92, limiti di confidenza al 95% da 0,91 a 4,03, p=0,085), 1 nei pazienti trattati con abatacept e nessuno in quelli trattati con rituximab, tocilizumab, ustekinumab e tofacitinib. Negli studi di lunga durata il tasso di incidenza di tubercolosi era pari a >40/100.000 con tutti i farmaci eccetto il rituximab. I casi erano comunque più frequenti nei pazienti con artrite reumatoide trattati con gli anticorpi monoclonali anti TNF (tasso di incidenza 307,71) rispetto a quelli con rituximab (tasso di incidenza 20,0) o etanercept (tasso di incidenza 67,58).
Come atteso i casi di tubercolosi erano più frequenti nei pazienti che vivevano in aree a maggior incidenza di tubercolosi nella popolazione generale.
I dati emersi dagli studi controllati e randomizzati non raggiungono la significatività statistica per valutare il rischio di riattivazione di un’infezione tubercolare latente. Occorre valutare comunque da caso a caso il rapporto rischi/benefici prima di intraprendere un trattamento a lungo termine con farmaci biologici.
Ora una revisione sistematica con metanalisi condotta da ricercatori spagnoli cerca di aggiungere nuove informazioni al riguardo.1 Sono stati ritrovati 11.130 articoli e abstract, 163 dei quali rispondevano ai criteri definiti a priori per la selezione: 100 studi controllati e randomizzati, per un totale di 75.000 pazienti, e 63 studi a lungo termine con casi e controlli per un totale di 80.774,45 anni-paziente.
In tutto sono stati registrati 31 casi di tubercolosi nei pazienti trattati con inibitori del TNF (odds ratio: 1,92, limiti di confidenza al 95% da 0,91 a 4,03, p=0,085), 1 nei pazienti trattati con abatacept e nessuno in quelli trattati con rituximab, tocilizumab, ustekinumab e tofacitinib. Negli studi di lunga durata il tasso di incidenza di tubercolosi era pari a >40/100.000 con tutti i farmaci eccetto il rituximab. I casi erano comunque più frequenti nei pazienti con artrite reumatoide trattati con gli anticorpi monoclonali anti TNF (tasso di incidenza 307,71) rispetto a quelli con rituximab (tasso di incidenza 20,0) o etanercept (tasso di incidenza 67,58).
Come atteso i casi di tubercolosi erano più frequenti nei pazienti che vivevano in aree a maggior incidenza di tubercolosi nella popolazione generale.
I dati emersi dagli studi controllati e randomizzati non raggiungono la significatività statistica per valutare il rischio di riattivazione di un’infezione tubercolare latente. Occorre valutare comunque da caso a caso il rapporto rischi/benefici prima di intraprendere un trattamento a lungo termine con farmaci biologici.
Bibliografia:
- Rheumatology 2014;53:1872-85. CDI