Inibitori di pompa e infezioni
Grazie alla notevole efficacia nel ridurre l’acidità gastrica, gli inibitori di pompa protonica, usati in condizioni critiche come quelle dei pazienti in terapia intensiva, potrebbero favorire la comparsa di infezioni importanti, più di quanto accada se si usano come gastroprotettori i farmaci anti H2. Sia gli antagonisti dei recettori H2, che bloccano l’azione dell’istamina sulle cellule parietali dello stomaco diminuendo il rilascio di acido cloridrico, sia gli inibitori della pompa protonica, che inibiscono persistentemente la secrezione acida dello stomaco, sono utilizzati per prevenire emorragie gastroenteriche nei pazienti in terapia intensiva. La soppressione dell’attività gastrica più energica operata dagli inibitori di pompa potrebbe essere più efficace contro il sanguinamento e contro i sintomi ma, nel contempo, facilitare tra gli effetti avversi la comparsa di infezioni, specialmente polmoniti o infezioni da Clostridium difficile.
Uno studio multicentrico statunitense ha valutato la frequenza di emorragie gastroenteriche, di polmonite e di infezione da clostridio in 35.312 pazienti che avevano avuto necessità di ventilazione assistita per almeno 24 ore e ai quali era stato dato un farmaco di una delle due classi.
Gli inibitori di pompa protonica, rispetto agli anti H2, si associavano a una maggiore frequenza di emorragie (odds ratio: 2,24), di polmoniti (odds ratio: 1,2) e di infezioni da clostridio (odds ratio: 1,29). Dal punto di vista sicurezza in questo tipo di pazienti quindi gli anti H2 sembrano avere un miglior rapporto rischi/benefici degli inibitori di pompa, ma occorre avere conferme da studi con disegno controllato e randomizzato.