Inibitori di pompa e osteoporosi
L’associazione tra inibitori di pompa protonica e aumentato rischio di fratture (vedi anche la notizia al riguardo del 3 marzo 2012 nel sito farmacovigilanza.eu) resta dubbia.
Un gruppo di ricercatori canadesi ha cercato di affrontare il tema focalizzando l’attenzione non sulle fratture ma sui fattori che possono facilitarle e in particolar modo l’osteoporosi, partendo dall’ipotesi che gli inibitori di pompa protonica possano accelerare la perdita di massa ossea con l’età e di conseguenza rendere le ossa più fragili e facili alle fratture.1
Per fare questo sono stati usati i dati del Canadian Multicentre Osteoporosis Study su 8.340 soggetti che erano stati sottoposti a una mineralometria ossea all’ingresso nello studio e per il 55% dei quali si aveva anche una nuova mineralometria a distanza di 10 anni. Di ciascun partecipante erano anche noti i trattamenti in corso.
Dopo l’aggiustamento per diversi fattori di confondimento, l’uso di inibitori della pompa protonica si associava a una densità minerale ossea al femore inferiore, all’inizio dello studio, rispetto ai soggetti che non facevano uso di questi farmaci. Se però si analizzavano i dati a distanza di 5 e di 10 anni tale differenza scompariva, per cui l’uso di inibitori della pompa non sembrava associarsi a una perdita ossea.
La discrepanza tra i dati emersi (minore densità ossea all’inizio dello studio per gli utilizzatori di inibitori di pompa protonica, nessuna differenza ulteriore però negli anni successivi) può avere molte spiegazioni. Può darsi per esempio che ci sia un bias di selezione per cui gli utilizzatori di inibitori di pompa abbiano differenze significative rispetto ai non utilizzatori, può darsi che ci siano fattori di confondimento che non sono stati considerati, così come può darsi invece che l’associazione tra inibitori di pompa e perdita ossea ci sia ma che l’effetto si abbia precocemente e non con il procedere della terapia, oppure ancora che l’alto numero di drop out (45% dei soggetti) abbia influenzato negativamente il dato a 5 e a 10 anni.
- Am J Gastroenterol 2012;107:1361-9. CDI #nnn#