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Meno FANS dopo un infarto
L’uso di un antinfiammatorio non steroideo dopo un infarto aumenta
il rischio coronarico sia nel breve (entro l’anno successivo)
sia nel lungo periodo (a cinque anni dal primo evento). Nel
2007 l’American Heart Association aveva già preso posizione al
riguardo scoraggiando l’uso dei FANS nei pazienti con una malattia
cardiovascolare stabilizzata.
Uno studio danese1 ha identificato tutti i pazienti di oltre 30 anni ricoverati per un primo episodio infartuale tra il 1997 e il 2009 nel paese scandinavo e presenti nella banca dati clinica nazionale, incrociando i loro dati clinici negli anni successivi al ricovero con l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei.
Gli esiti valutati erano la mortalità e un esito composito di morte coronarica e infarto miocardico non fatale a un anno e fino a 5 anni dopo il primo infarto.
Su un totale di 99.187 pazienti inclusi nello studio, il 44% aveva fatto uso di FANS dopo un infarto. Sono state registrate 36.747 morti e 28.693 morti coronariche o infarti non fatali durante i cinque anni di follow up. L’uso di qualunque FANS negli anni successivi all’infarto si associava in maniera persistente a un aumento della mortalità (hazard ratio a un anno 1,59, limiti di confidenza al 95% da 1,49 a 1,69; hazard ratio a 5 anni 1,63, limiti di confidenza al 95% da 1,52 a 1,74) e dell’esito composito mortalità coronarica/nuovo infarto non fatale (hazard ratio a un anno 1,30, limiti di confidenza al 95% da 1,22 a 1,39; hazard ratio a 5 anni 1,41, limiti di confidenza al 95% da 1,28 a 1,55).
Secondo gli autori, sulla base dei dati del loro studio, occorre cautela nell’uso dei farmaci antinfiammatori non steroidei nei pazienti che hanno avuto un infarto. Considerando anche che molti di questi sono farmaci da banco, bisogna informare il paziente su questo rischio (vedi anche Focus n. 68, gennaio 2012, pagina 4).
Uno studio danese1 ha identificato tutti i pazienti di oltre 30 anni ricoverati per un primo episodio infartuale tra il 1997 e il 2009 nel paese scandinavo e presenti nella banca dati clinica nazionale, incrociando i loro dati clinici negli anni successivi al ricovero con l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei.
Gli esiti valutati erano la mortalità e un esito composito di morte coronarica e infarto miocardico non fatale a un anno e fino a 5 anni dopo il primo infarto.
Su un totale di 99.187 pazienti inclusi nello studio, il 44% aveva fatto uso di FANS dopo un infarto. Sono state registrate 36.747 morti e 28.693 morti coronariche o infarti non fatali durante i cinque anni di follow up. L’uso di qualunque FANS negli anni successivi all’infarto si associava in maniera persistente a un aumento della mortalità (hazard ratio a un anno 1,59, limiti di confidenza al 95% da 1,49 a 1,69; hazard ratio a 5 anni 1,63, limiti di confidenza al 95% da 1,52 a 1,74) e dell’esito composito mortalità coronarica/nuovo infarto non fatale (hazard ratio a un anno 1,30, limiti di confidenza al 95% da 1,22 a 1,39; hazard ratio a 5 anni 1,41, limiti di confidenza al 95% da 1,28 a 1,55).
Secondo gli autori, sulla base dei dati del loro studio, occorre cautela nell’uso dei farmaci antinfiammatori non steroidei nei pazienti che hanno avuto un infarto. Considerando anche che molti di questi sono farmaci da banco, bisogna informare il paziente su questo rischio (vedi anche Focus n. 68, gennaio 2012, pagina 4).
Bibliografia:
- Circulation 2012;126:1955-63. CDI #fff#