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Segnali
Vemurafenib e granuloma piogenico
Focus Farmacovigilanza 2014;84(5):5
Oltre a carcinomi squamocellulari, melanomi, cheratoacantomi e rash cutanei, la somministrazione di vemurafenib può associarsi alla comparsa di granulomi piogenici multipli.
La segnalazione viene da una lettera pubblicata dal New England Journal of Medicine1 e riguarda una donna di 69 anni con un melanoma metastatico trattata per l’appunto con vemurafenib, dopo due anni di malattia, al dosaggio standard di 960 mg due volte al giorno. Al sesto giorno di terapia è comparso un rash cutaneo diffuso, tale da richiedere la sospensione del trattamento per una settimana, dopo la quale il farmaco è stato reintrodotto a un dosaggio ridotto (75% della dose iniziale, 720 mg due volte al giorno). Dopo 12 settimane è comparso un cheratoacantoma in regione claveare e una lesione vascolare a rapida crescita sul naso. Entrambe le lesioni sono state asportate e per quella nasale è stato necessario procedere a un trapianto di cute. La lesione nasale era un granuloma piogenico. Nonostante queste lesioni la terapia è continuata, ma dopo un mese sono comparsi altri 6 granulomi piogenici vicino al trapianto di cute: 4 sono stati asportati e 2 lasciati in sede. Parallelamente le tecniche di imaging indicavano una risposta completa del tumore alla terapia in atto, che è quindi stata sospesa per due settimane. Nel periodo di non terapia le due lesioni nasali sono rimaste stabili e non ne sono comparse di nuove, tanto da indurre a riprendere il trattamento anche se a un dosaggio ulteriormente ridotto (50% della dose piena, cioè 480 mg due volte al giorno). Le due lesioni sono aumentate di dimensione ma con un incremento molto lento nel tempo.
Secondo gli autori della segnalazione la responsabilità del vemurafenib è altamente probabile visto l’andamento in base alle interruzioni del trattamento e il rechallange.
Il meccanismo biologico dell’effetto avverso sarebbe analogo a quello alla base degli altri disturbi dermatologici associati al vemurafenib e collegati all’attivazione della via metabolica delle MAP chinasi.
La segnalazione viene da una lettera pubblicata dal New England Journal of Medicine1 e riguarda una donna di 69 anni con un melanoma metastatico trattata per l’appunto con vemurafenib, dopo due anni di malattia, al dosaggio standard di 960 mg due volte al giorno. Al sesto giorno di terapia è comparso un rash cutaneo diffuso, tale da richiedere la sospensione del trattamento per una settimana, dopo la quale il farmaco è stato reintrodotto a un dosaggio ridotto (75% della dose iniziale, 720 mg due volte al giorno). Dopo 12 settimane è comparso un cheratoacantoma in regione claveare e una lesione vascolare a rapida crescita sul naso. Entrambe le lesioni sono state asportate e per quella nasale è stato necessario procedere a un trapianto di cute. La lesione nasale era un granuloma piogenico. Nonostante queste lesioni la terapia è continuata, ma dopo un mese sono comparsi altri 6 granulomi piogenici vicino al trapianto di cute: 4 sono stati asportati e 2 lasciati in sede. Parallelamente le tecniche di imaging indicavano una risposta completa del tumore alla terapia in atto, che è quindi stata sospesa per due settimane. Nel periodo di non terapia le due lesioni nasali sono rimaste stabili e non ne sono comparse di nuove, tanto da indurre a riprendere il trattamento anche se a un dosaggio ulteriormente ridotto (50% della dose piena, cioè 480 mg due volte al giorno). Le due lesioni sono aumentate di dimensione ma con un incremento molto lento nel tempo.
Secondo gli autori della segnalazione la responsabilità del vemurafenib è altamente probabile visto l’andamento in base alle interruzioni del trattamento e il rechallange.
Il meccanismo biologico dell’effetto avverso sarebbe analogo a quello alla base degli altri disturbi dermatologici associati al vemurafenib e collegati all’attivazione della via metabolica delle MAP chinasi.
Bibliografia:
- N Engl J Med 2014;371:1265-7. CDI NS