Vaccino antinfluenzale e sindrome di Guillain-Barré
Il vaccino per la pandemia influenzale del 2009 ha aumentato sì i casi di sindrome di Guillain-Barré, ma in misura tale da non sconsigliare il ricorso alla vaccinazione in queste situazioni, nelle quali i benefici superano i rischi.
All’interno del programma nazionale di vaccinazione statunitense contro il virus della pandemia influenzale AH1N1 condotto nel 2009 su circa 23 milioni di cittadini americani, era previsto anche uno stretto monitoraggio degli effetti avversi gravi. Sono stati così registrati tutti i casi di sindrome di Guillain-Barré collegata alla vaccinazione con il vaccino monovalente inattivato.1
Sono stati riscontrati in tutto 77 casi di sindrome di Guillain-Barré, 54 dei quali nel periodo di esposizione al vaccino (da 1 a 42 giorni dopo la vaccinazione) e 23 nel periodo di confronto (da 50 a 91 giorni dopo la vaccinazione).
Alla vaccinazione si associava un incremento del rischio di sindrome di Guillain Barré (rapporto dei tassi di incidenza: 2,35, limiti di confidenza al 95% da 1,42 a 4,01, p=0,0003) che si traduceva in circa 1,6 casi in eccesso di sindrome di Guillain Barré per milione di soggetti vaccinati. Secondo i ricercatori d’oltreoceano questo incremento è modesto e in linea con le stime della sindrome legata ai casi di infezione influenzale naturale. Oltre al fatto che un rischio così piccolo sarebbe difficile da rilevare nel corso delle vaccinazioni per l’influenza stagionale, in cui i numeri di vaccinati sono di gran lunga inferiori, sembra di poter affermare con buona certezza che i benefici del vaccino per la pandemia, almeno in termini di rischio di sindrome di Guillain-Barré, sono decisamente superiori ai rischi.
- Lancet 2013;DOI:10.1016/S0140-6736(12)62189-8. CDI #nnn#