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Giovedì, Aprile 30, 2020

Trattamento di COVID-19 con clorochina

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Trattare i pazienti affetti da COVID-19 grave con alti dosaggi di clorochina bifosfato sembra aumentare la letalità e provocare problemi di sicurezza, principalmente correlati al prolungamento dell’intervallo QTc. Lo suggerisce uno studio brasiliano randomizzato e in doppio cieco svolto su 81 pazienti ospedalizzati con sindrome respiratoria acuta grave da SARS-CoV-2, disegnato per confrontare gli effetti del trattamento con clorochina bifosfato ad alte e a basse dosi.

Quaranta pazienti sono stati trattati con basse dosi (450 mg due volte al giorno il primo giorno e una volta al giorno per quattro giorni) e 41 con alte dosi del farmaco (600 mg due volte al giorno per 10 giorni).

È da sottolineare che nel gruppo trattato con alte dosi erano presenti più pazienti anziani (età media 54,7 rispetto ai 47,4 anni del gruppo a basse dosi) e con malattie cardiache (17,9% rispetto a 0%),

A 13 giorni dall’inizio del trattamento la letalità era del 39% nel gruppo in terapia con alte dosi e del 15% in quello a basse dosi. Inoltre, il gruppo trattato con alte dosi aveva un maggior numero di casi di allungamento dell’intervallo QTc oltre i 500 millisecondi (18,9% rispetto a 11,1% del gruppo a basse dosi).

I risultati di questo studio, anche se preliminari, suggeriscono che sia meglio evitare di trattare i pazienti critici con COVID grave con clorochina bifosfato ad alte dosi, per mancanza di benefici in termini di sopravvivenza e a causa delle problematiche di sicurezza.

Borba MG, Val FFA et al. Effect of high vs low doses of chloroquine diphosphate as adjunctive therapy for patients hospitalized with severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 (sars-cov-2) infection: a randomized clinical trial. JAMA Netw Open 2020;3(4):e208857.

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