Statine e gravidanza
Nonostante i risultati tranquillizzanti di un ampio studio statunitense, non si può ancora affermare che l’uso delle statine nel primo trimestre di gravidanza sia privo di rischi teratogeni.
Visto l’uso sempre più diffuso delle statine anche in donne in età fertile, negli Stati Uniti, utilizzando i dati di Medicaid dal 2000 al 2007, sono state analizzate 886.996 gravidanze giunte a compimento per identificare le donne che erano state trattate con statine nel primo trimestre di gravidanza e vedere se l’incidenza di malformazioni fetali era diversa rispetto alle non trattate, sia globalmente sia per le singole malformazioni.1
In totale 1.152 donne, pari allo 0,13% del campione esaminato, erano state trattate con statine a inizio gravidanza. L’analisi grezza ha fatto emergere un dato allarmante, la prevalenza di malformazioni fetali in queste donne era infatti molto più alta che nelle donne non trattate (6,34% rispetto a 3,55%, rischio relativo 1,79, limiti di confidenza al 95% da 1,43 a 2,23). Se però a questo dato si applicavano le correzioni per i fattori di confondimento si scopriva che la causa di questa maggiore frequenza non erano i farmaci ma la storia di diabete. Considerato questo fattore, infatti, il rischio di malformazione fetale nelle donne trattate con statine non era significativamente diverso da quello delle donne non trattate (rischio relativo 1,07, limiti di confidenza al 95% da 0,85 a 1,37). E questo dato si è confermato anche analizzando le prevalenze delle singole malformazioni d’organo.
Gli autori concludono che sulla base dei loro dati non si è trovato un effetto teratogeno significativo delle statine assunte nel primo trimestre di gravidanza. Mettono però in guardia dal fatto che questi risultati dovranno essere replicati in studi più ampi e che quindi gli effetti a lungo termine delle statine in utero devono essere ancora valutati prima che il loro uso in gravidanza possa essere considerato sicuro.
- Brit Med J 2015;350:h1035. CDI