Sartani e sospetto danno epatico indotto da farmaci

Secondo uno studio di coorte retrospettivo condotto in Corea del Sud, l’esposizione ad azilsartan, un principio attivo della classe dei sartani, sembra associarsi alla comparsa di danno epatico indotto da farmaci.

Lo studio, che ha incluso 229.881 utilizzatori occasionali di sartani, provenienti da 20 ospedali universitari del Paese asiatico, ha confrontato il rischio di danno epatico indotto da farmaci tra diversi attivi della classe e il valsartan, preso come riferimento. L’obiettivo era far luce sull’associazione tra sartani e danno epatico indotto da farmaci dopo che, nel 2021, il Ministero coreano per la sicurezza alimentare e dei farmaci ha riconosciuto la necessità di un risarcimento nazionale per coloro che avevano fatto uso di azilsartan andando incontro a danno epatico.

Dallo studio è emerso che gli utilizzatori di olmesartan presentavano un rischio di danno epatico indotto da farmaci significativamente inferiore rispetto al valsartan (rapporto di rischio 0,73, limiti di confidenza al 95% da 0,55 a 0,96), mentre quelli di azilsartan mostravano un rischio significativamente più alto (rapporto di rischio 6,55, limiti di confidenza al 95% da 5,28 a 8,12).

Il danno epatico riscontrato era per lo più colestatico e nella maggior parte dei casi di lieve entità.

Alla luce di quanto emerso dallo studio, sebbene il danno epatico indotto da farmaci sia un’evenienza rara, nella pratica clinica si suggerisce un monitoraggio attento dei pazienti in terapia con azilsartan e altri sartani, al fine di rilevare precocemente eventuali segni di danno epatico e intervenire prontamente per prevenire la progressione verso una malattia cronica.