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Reazioni avverse e politerapia
Focus Farmacovigilanza 2013;77(7):5
l rischio di reazioni avverse aumenta con
l’aumentare del numero di farmaci usati e
questo è tipico nel soggetto anziano, ora
però una ricerca condotta oltreoceano
sembra puntare il dito, oltre che sul numero
di farmaci, anche sul numero di modifiche
alla terapia fatte nel corso del tempo.1
La complessità di una politerapia, specie nell’anziano, porta spesso a problemi di compliance, di confusione tra le varie medicine, di reazioni avverse, che sono più frequenti nel primo periodo di assunzione di un farmaco.
Per fotografare la poliedricità di questo fenomeno, alcuni ricercatori californiani hanno usato i dati dell’US Department of Veterans Affairs, mettendo in relazione i pazienti con il numero di farmaci assunti in maniera cronica. Al momento dell’arruolamento nello studio è stato valutato il numero di farmaci presi da ciascuno dei 350.415 veterani sottoposti allo studio (età media 74 anni). Nell’anno successivo sono state registrate tutte le variazioni di terapia rispetto alla partenza e in particolare: l’aggiunta di nuovi farmaci, la reintroduzione di farmaci già usati in precedenza ma non al momento di inizio dello studio, l’interruzione di terapie in atto, la sospensione di farmaci poi ripresi e le modifiche di dose di un farmaco già in terapia.
Alla partenza ogni paziente assumeva da 3 a 6 medicine (mediana 4) in maniera cronica. A distanza di un anno non è aumentato significativamente il numero mediano di farmaci (il 77% dei pazienti prendeva o una medicina in più o una in meno rispetto a 12 mesi prima) ma si è osservato un numero significativo di cambiamenti nella terapia: globalmente, l’88% dei pazienti aveva avuto almeno il cambiamento di un farmaco e il 12% aveva avuto 10 o più cambiamenti di terapia.
Il tipo più frequente di modifica della terapia era l’aggiunta di un nuovo farmaco mai usato prima (61% dei casi), ma erano frequenti anche le interruzioni (58%) e i cambiamenti di dose (51%).
Secondo i ricercatori quindi non è solo il numero dei farmaci (rimasto uguale nell’arco di un anno) ma sono soprattutto le modifiche di terapia a porre i pazienti anziani a rischio di reazioni avverse. Quando i farmaci vengono iniziati, oppure sospesi o aumentati nella dose, si crea infatti una situazione di aumentato rischio di reazioni avverse legate alla possibile confusione o alla mancata aderenza alla terapia.
Gli autori perciò consigliano particolare attenzione nei pazienti anziani in politerapia in cui si modifica il trattamento.
La complessità di una politerapia, specie nell’anziano, porta spesso a problemi di compliance, di confusione tra le varie medicine, di reazioni avverse, che sono più frequenti nel primo periodo di assunzione di un farmaco.
Per fotografare la poliedricità di questo fenomeno, alcuni ricercatori californiani hanno usato i dati dell’US Department of Veterans Affairs, mettendo in relazione i pazienti con il numero di farmaci assunti in maniera cronica. Al momento dell’arruolamento nello studio è stato valutato il numero di farmaci presi da ciascuno dei 350.415 veterani sottoposti allo studio (età media 74 anni). Nell’anno successivo sono state registrate tutte le variazioni di terapia rispetto alla partenza e in particolare: l’aggiunta di nuovi farmaci, la reintroduzione di farmaci già usati in precedenza ma non al momento di inizio dello studio, l’interruzione di terapie in atto, la sospensione di farmaci poi ripresi e le modifiche di dose di un farmaco già in terapia.
Alla partenza ogni paziente assumeva da 3 a 6 medicine (mediana 4) in maniera cronica. A distanza di un anno non è aumentato significativamente il numero mediano di farmaci (il 77% dei pazienti prendeva o una medicina in più o una in meno rispetto a 12 mesi prima) ma si è osservato un numero significativo di cambiamenti nella terapia: globalmente, l’88% dei pazienti aveva avuto almeno il cambiamento di un farmaco e il 12% aveva avuto 10 o più cambiamenti di terapia.
Il tipo più frequente di modifica della terapia era l’aggiunta di un nuovo farmaco mai usato prima (61% dei casi), ma erano frequenti anche le interruzioni (58%) e i cambiamenti di dose (51%).
Secondo i ricercatori quindi non è solo il numero dei farmaci (rimasto uguale nell’arco di un anno) ma sono soprattutto le modifiche di terapia a porre i pazienti anziani a rischio di reazioni avverse. Quando i farmaci vengono iniziati, oppure sospesi o aumentati nella dose, si crea infatti una situazione di aumentato rischio di reazioni avverse legate alla possibile confusione o alla mancata aderenza alla terapia.
Gli autori perciò consigliano particolare attenzione nei pazienti anziani in politerapia in cui si modifica il trattamento.
Bibliografia:
- JAMA Intern Med 2013;DOI:10.1001/jamainternmed.2013.7060 CDI #fff#