Radiosensibilizzazione cutanea da vemurafenib
Il trattamento con vemurafenib può predisporre a una dermatite radio-indotta. La segnalazione proviene da un gruppo di dermatologi e oncologi francesi e canadesi che hanno osservato la reazione cutanea in due casi di melanoma metastatico (mutazione BRAF accertata) in trattamento con il farmaco. Nel primo caso, un uomo di 27 anni con plurime localizzazioni secondarie, sottoposto all’irradiazione di una voluminosa metastasi alla spalla destra e successivamente posto in trattamento con vemurafenib (960 mg 2 volte al giorno), la dermatite (vescicole eritematose e pruriginose su un’area di qualche centimetro) si è sviluppato a distanza di 10 giorni dalla prima dose di radiazioni. Nel secondo caso, una donna di 64, con melanoma in stadio avanzato e ulcerato, il chemioterapico è stato somministrato alla medesima dose 23 giorni dopo la fine della radioterapia, mentre la reazione si è sviluppata a distanza di 30 giorni a carico del gluteo sinistro in forma di placca eczematosa e pruriginosa. In entrambi i pazienti la dermatite attinica ha risposto bene alla somministrazione locale di corticosteroidi. Nel secondo caso il vemurafenib non è stato sospeso.
L’impiego del vemurafenib per il trattamento del melanoma metastatico è in crescita e di conseguenza aumentano le segnalazioni di eventi avversi: fototossicità, cheratosi follicolare, sindrome mano-piede, alterazioni degli annessi, cheratoacantoma e carcinoma squamocellulare. La valutazione del rapporto rischi/benefici va effettuata nel singolo caso. E’ inoltre utile un’attenta attività di farmacovigilanza per una molecola di introduzione relativamente recente.
Boussemart L, Boivin C, et al. Vemurafenib and radiosensitization. JAMA Dermatol. 2013;():1-3. doi:10.1001/jamadermatol.2013.4200.
e-mail ricercatore: caroline.robert@igr.fr