Profilo di sicurezza degli inibitori dei check point immunitari
Un approfondimento su JAMA fa il punto sul profilo di sicurezza degli inibitori dei check point immunitari, una delle più innovative e promettenti classe di chemioterapici che comprende anticorpi monoclonali (come ipilimumab, nivolumab, pembrolizumab, atezolizumab, avelumab, durvalumab) in grado di favorire l’attivazione e la funzione dei linfociti T e che trova indicazione in una quindicina di neoplasie.
La maggior parte degli effetti avversi è riconducibile a un meccanismo di autoimmunità, in linea con il meccanismo d’azione di questi farmaci. L’insorgenza degli eventi avversi è più comune nelle prime 12 settimane, ma si può osservare fino a 6 mesi dopo la fine del trattamento. E’ in genere acuta e risponde prontamente (1-6 giorni) alla somministrazione di steroidi. Il rischio è dose-dipendente. In caso di mancata risposta agli steroidi, è indicato il trattamento con immunosoppressori. Il ricovero è necessario nel 5-36% dei casi secondo il farmaco utilizzato.
Gli eventi avversi si manifestano a carico di:
- apparato digerente: colite (5-25% dei casi) con diarrea acquosa e dolore addominale, a rischio di disidratazione grave e di perforazione; epatite (1-10%) con possibilità di insufficienza epatica fulminante (<1% dei casi)
- apparato respiratorio: polmonite (2-5% dei casi) potenzialmente fatale con tosse secca, dispnea e ipossia; la comparsa di febbre e di tosse produttiva indicano una sovrainfezione batterica
- apparato tegumentario: reazioni cutanee (30% dei casi) che comprendono in genere prurito, eruzione acneiforme, necrolisi epidermica tossica, ma possono anche coinvolgere le mucose, o presentarsi (<1% dei casi) in forma di dermatite bollosa o di sindrome di Stevens-Johnson
- sistema endocrino: ipofisite (circa 10% dei casi) con cefalea, insufficienza surrenale, alterazioni della funzione tiroidea
- apparato cardiovascolare: miocardite (<1% dei casi) con decorso fulminate o blando (fatale nel 20-50% dei casi), talora associata a miosite
- sistema nervoso: sindrome di Guillain-Barré, miastenia grave, encefalite (<1% dei casi).
Dato il progressivo diffondersi dell’impiego degli inibitori dei check point immunitari è fondamentale che non solo gli specialisti ma anche i medici curanti siano in grado di valutare il rischio di eventi avversi e di riconoscere segni e sintomi di tossicità. Al momento, la gestione resta comunque di competenza specialistica.
Johnson DB, Chandra S, Sosman JA. Immune checkpoint inhibitor toxicity in 2018. JAMA 2018; DOI: 10.1001/jama.2018.13995.
e-mail ricercatore: jeffrey.sosman@nm.org