Non rara la retinopatia da idrossiclorochina
Ampiamente usata nel trattamento di varie malattie autoimmuni, l'idrossiclorochina può causare una retinopatia tossica irreversibile. Il dato era già emerso ma considerato raro negli utilizzatori a breve termine e per le forme gravi della maculopatia. Non c'erano però ad oggi dati sull'uso a lungo termine del farmaco, tipico in queste condizioni.
Al riguardo è stato condotto uno studio retrospettivo caso-controllo su una banca dati sanitaria statunitense con 3,4 milioni di iscritti, tra i quali sono stati identificati 2.361 pazienti in trattamento cronico con idrossiclorochina da almeno cinque anni.
La prevalenza globale di retinopatia era molto superiore all'atteso (7,5% dei malati) e variava rispetto alla dose giornaliera (per una dose superiore a 5,0 mg/kg die odds ratio 5,67, limiti di confidenza al 95% da 4,14 a 7,79) e alla durata d'uso (per un periodo superiore ai 10 anni odds ratio 3,22, limiti di confidenza al 95% da 2,20 a 4,70).
Un dosaggio compreso tra 4,0 e 5,0 mg/kg die si associava a un basso rischio dopo 10 anni di trattamento (<2%), che aumentava però fino quasi al 20% dopo 20 anni di cura.
Tra i fattori di rischio di retinopatia emergevano la presenza di una nefropatia (odds ratio 2,08, limiti di confidenza al 95% da 1,44 a 3,01) e di una terapia concomitante con tamoxifene (odds ratio 4,59, limiti di confidenza al 95% da 2,05 a 10,27).
In base a questi risultati il dosaggio di idrosiclorochina da impiegare dovrebbe essere il più basso possibile e comunque inferiore ai 5 mg/kg die.
Melles R, Marmor F. The risk of toxic retinopathy in patients on long-term hydroxycloroquine therapy. JAMA Ophthalmol 2014;DOI:10.1001/jamaophthalmol.2014.3459