Non provato il rapporto tra pimecrolimus topico e cancro

I ricercatori dell’Università della Pennsylvania hanno utilizzato i dati del registro PEER (Pediatric Eczema Elective Registry) che si riferiscono a 7.457 bambini statunitensi di 2-17 anni con dermatite atopica per valutare il rischio oncogeno dopo trattamento con pimecrolimus topico per almeno 6 mesi.

Dopo un periodo di osservazione di 26.793 anni-persona durante il quale i bambini avevano usato una dose cumulativa media di 793 grammi di farmaco, la frequenza di tumori maligni (2 casi di leucemia, 1 osteosarcoma e 2 linfomi, nessuno cancro della pelle) è risultata in linea con quella attesa nella popolazione generale di pari età secondo le stime del programma SEER (Surveillance, Epidemiology, and End Results) del National Cancer Institute. Il tasso di incidenza del cancro era infatti di 18,7 casi (limiti di confidenza al 95% da 6,1 a 43,6) per 100.000 anni-persona nel registro PEER rispetto ai 15,6 casi per 100.000 anni persona attesi secondo le stime SEER (rapporto di incidenza standardizzato 1,2, limiti di confidenza al 95% da 0,5 a 2,8). I tassi non erano significativamente diversi neppure per le singole forme tumorali.

Sul foglietto illustrativo del pimecrolimus è presente il black box warning a raccomandare cautela nell’uso del farmaco. Questa segnalazione è giustificata dal potenziale oncogeno descritto con gli inibitori della calcineurina per bocca somministrati in caso di trapianto di organi solidi.

I risultati di questo ampio studio di coorte sostenuti da un periodo di osservazione adeguatamente prolungato tendono ad escludere però che la somministrazione topica di pimecrolimus per almeno 6 mesi comporti un aumento del rischio di tumore nei bambini con dermatite atopica.