Non ci sono i vaccini all'origine dell’autismo
Ci sono malattie di cui si dice tutto e il contrario di tutto, consegnando inevitabilmente ai cittadini e ai pazienti un quadro poco chiaro che alimenta la confusione su cause, rischi, trattamenti. L’autismo è un ottimo esempio di questa categoria di condizioni, con l’aggravante di interessare l’età pediatrica e dunque coinvolgere l’emotività dei genitori a volte a sfavore di approcci basati su evidenze scientifiche.
La redazione di Epicentro, il portale del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (Cnesps) dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha raccolto il commento di due autorevoli esperti Antonio Persico (Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, Responsabile UOS di Neuropsichiatria infantile e dell’Adolescenza) e Maria Luisa Scattoni (Dipartimento di Biologia cellulare e Neuroscienze, Coordinatrice del Progetto per il riconoscimento precoce dell'autismo, Istituto superiore di sanità).
Emerge innanzitutto un problema di fondo relativo alla definizione della condizione (l’autismo è il quadro clinico che risulta da una varietà di condizioni, i disturbi dello spettro autistico) e alla superficialità con cui le si assegna un’eziologia sconosciuta. Molti studi hanno ampiamente descritte le anomalie a livello neurale che riguardano in particolare le connessioni nervose (insufficienti le connessioni a lungo raggio con funzione di integrazione delle informazioni, in eccesso le connessioni a corto raggio dedicate a una sola funzione; eccessiva proliferazione di alcune popolazioni neuronali con localizzazione prevalente a livello della corteccia prefrontale; alterazioni dell’espressione genica di proteine coinvolte nello sviluppo neurale) e le hanno collocate in un momento preciso della maturazione neurologica dell’individuo (primo trimestre di gravidanza, inizio del secondo).
A favore di una componente genetica, c’è una concordanza del 60-80% tra gemelli monozigoti e del 30-40% tra gemelli dizigoti e un grande rischio di ricorrenza nell’ambito delle fratrie.
Il collocare il quando della strutturazione neurale a una fase prenatale e il ricondurre il come a cause congenite, spesso genetiche, sgombra pertanto il campo da possibili dubbi sul ruolo causale di singoli eventi intervenuti nei primi mesi o anni di vita, tipicamente le vaccinazioni, alcuni agenti tossici (il tiomersale per esempio), ma anche alcune infezioni che invece possono avere conseguenze ben più negative durante la gravidanza. La relazione tra questi eventi e talune diagnosi di disturbi autistici non va ricondotta a un nesso di causalità, ma a una coincidenza temporale riconducibile al fatto che sia le vaccinazioni, sia le infezioni hanno un effetto di attivazione del sistema immunitario che potrebbe slatentizzare un difetto neurale preesistente, facendo emergere il malfunzionamento clinicamente latente di una rete neurale costitutivamente imperfetta.
A conferma di questa ricostruzione delle origini dell’autismo, c’è l’esperienza clinica: in bambini con disturbi autistici anche gravi l’esordio del disturbo si colloca nei giorni/nelle settimane immediatamente successive a un’infezione importante, all’inizio della deambulazione oppure a una vaccinazione, ma una ricostruzione anamnestica accurata identifica spesso segni clinici chiari di un problema più remoto. Poiché la diagnosi precoce migliora gli esiti, è utile il monitoraggio dei soggetti ad alto rischio con lo scopo di individuare al più presto degli indici precoci.
EpiCentro, 27 novembre 2014
http://www.epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/OriginiAutismo.asp