Miopatia da statine: confronto tra mondo reale e studi clinici
Nella pratica clinica con l’impiego di statine si registra una frequenza di miopatia del 10-25%, ma una revisione sistematica statunitense, basata sui risultati di 42 studi clinici controllati con placebo pubblicati dal 1990 al 2012, che hanno arruolato decine di migliaia di pazienti, mostra un quadro differente. La frequenza di miopatia si attesta infatti intorno al 12,5-13% secondo i criteri diagnostici usati nei gruppi di trattamento, ma non è significativamente diversa da quella osservata nei gruppi di controllo (età media di entrambi: 60 anni).
La durata media di esposizione alle statine era di 0,5-6,1 anni (media 3 anni). Per quanto riguarda i criteri diagnostici di miopatia negli studi si è osservata una notevole variabilità: da un incremento della creatinchinasi di oltre 10 volte rispetto ai valori di partenza (15 studi), di 5 volte (4 studi) e di 3 volte (22 studi). In 26 studi si valutava la comparsa di disturbi muscolari non ben definiti, che comprendeva mialgia, miosite, miopatia, crampi e debolezza muscolare. Complessivamente 14 studi si riferivano alla pravastatina, 6 alla lovastatina, 6 all’atorvastatina, 5 alla simvastatina, 5 alla rosuvastatina, 5 alla fluvastatina e 1 alla cerivastatina.
Considerando gli studi che avevano adottato come criterio l'aumento dei valori di creatinchinasi, la significatività statistica è stata raggiunta solo nel confronto tra gruppo con statine e gruppo con placebo negli studi in cui il parametro di riferimento era l'aumento di 3 volte dell'enzima (0,5% vs 0,3%, p=0,04).
Negli studi che avevano adottato come criterio diagnostico la generica presenza di disturbi muscolari la frequenza di eventi era simile nei gruppi di intervento con statine e in quelli di controllo con placebo (13%).
Nei 3 studi che avevano previsto una fase di prearruolamento prima dell’ingresso nello studio in modo da escludere i soggetti con scarsa tolleranza o non aderenza al trattamento con statine, la frequenza di miopatia era maggiore nel gruppo di intervento (12,7%) rispetto a quello di controllo (12,4%, p=0,06) ma in maniera non statisticamente significativa.
Anche l’incidenza di rabdomiolisi (riportata in 24 studi, ma solo in 2 rigorosamente definita) non era significativamente maggiore dopo trattamento con statine (0,03% rispetto a 0,02%, p=0,48).
E’ probabile, concludono gli autori, che i casi di miopatia effettivamente dovuti alle statine siano effettivamente pochi e che, nella pratica, vengano attribuiti impropriamente a questi farmaci molti disturbi muscolari concomitanti di altra natura.
Ganga HV, Slim HB, Thompson PD, A systematic review of statin-induced muscle problems in clinical trials. Am Heart J 2014; doi:10.1016/j.ahj.2014.03.019.
e-mail ricercatore: paul.thompson@hhchealth.org