Meningite asettica farmaco-indotta, che cosa c’è di nuovo?
I neurologi dell’Università delle Asturie hanno aggiornato la loro precedente revisione, pubblicata nel 1999, sulla meningite asettica indotta da farmaci, una condizione soggetta a sottosegnalazione, ma sulla quale negli ultimi anni sono stati raccolti elementi nuovi.
I dati provenienti da 192 studi confermano una relazione tra meningite asettica e 4 classi di farmaci: antinfiammatori non steroidei (più spesso l’ibuprofene), antibiotici (specie trimetoprim in combinazione o meno con sulfametossazolo), immunosoppressori/immunomodulatori (tra questi gli anticorpi monoclonali rappresentano un elemento di novità come imputati di menigite), antiepilettici (soprattutto lamotrigina). I tempi tra esposizione al farmaco e insorgenza dei sintomi (in genere cefalea, febbre, meningismo, alterazioni dello stato mentale) variavano da minuti ad alcuni mesi e l’evento si risolveva dopo alcuni giorni con la sospensione del farmaco. Gli episodi, verosimilmente di ipersensibilità, si sono verificati in soggetti giovani (età media 45 anni) in genere di sesso femminile. Sono state descritte 48 recidive. Parecchi soggetti erano affetti da malattie sistemiche, tipicamente il lupus eritematoso sistemico.
Il dato di laboratorio caratteristico era la presenza nel liquor di leucocitosi neutrofila, glicorrachia ai limiti inferiori, aumento delle proteine, assenza di alterazioni nella diagnostica per immagini.
In caso di sospetta meningite, la forma asettica da farmaci va tenuta presente come possibile ipotesi diagnostica anche se è difficile differenziarla dalle forme infettive e per la diagnosi di certezza la nuova somministrazione del farmaco sospetto non è etica. Può essere indicativo un rapido decorso benigno, ma in ogni caso è appropriata una terapia antibiotica con una cefalosporina di III generazione, data la bassa frequenza di associazione con la meningite asettica da farmaci.
Morís G, Garcia-Monco JC. The challenge of drug-induced aseptic meningitis revisited. JAMA Intern Med 2014. doi:10.1001/jamainternmed.2014.2918.
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