Le urine scure di Luisa
Luisa, 60 anni, è una ex impiegata, coniugata, che conduce una vita molto attiva. In anamnesi si rilevano da circa dieci anni sindrome depressiva e asma allergica, per cui è in terapia da anni con citalopram e beclometasone/formeterolo. A metà giugno 2014 per la comparsa di tosse e dispnea Luisa si reca dallo pneumologo che, diagnosticando una riacutizzazione infettiva di asma, consiglia una terapia con azitromicina 500 mg 1 cp/die per 6 giorni e programma una spirometria di controllo. La situazione sembra migliorare, ma un po’ prima di ferragosto Luisa lamenta nausea, cacosmia, astenia, dispepsia e ipercromia urinaria. Essendo in vacanza in montagna e non avendo il medico curante vicino, Luisa cerca di dare il minor peso possibile ai sintomi. Una decina di giorni dopo, per la ricomparsa dei disturbi respiratori, decide da sola di ripetere il ciclo terapeutico con azitromicina 500 mg 1 cp/die per tre-quattro giorni, pensando così di risolvere il tutto. Purtroppo però mentre migliora il quadro respiratorio peggiorano gli altri disturbi.
A metà settembre la signora, su consiglio del medico curante, si sottopone ad alcuni esami di laboratorio che rilevano un’epatite acuta per cui Luisa, passando dal Pronto soccorso, viene ricoverata nel Reparto di medicina interna per i debiti accertamenti. All’ingresso le ALT sono 830 U/l e le AST 376 U/l, la bilirubina totale è 1,2 mg/dl, mentre il tempo di protrombina è nella norma; l’ecografia dell’addome rileva un aumento di volume del fegato, nei limiti ecostrutturali, senza lesioni focali; l’esame obiettivo dell’addome è negativo. Luisa, nella raccolta dell’anamnesi non riferisce una familiarità o fattori di rischio per una epatite virale, in particolare nega viaggi, assunzione di frutti di mare, contatto con sangue o emoderivati e rapporti sessuali a rischio. Durante il ricovero vengono eseguiti i marcatori per le varie forme di epatite virale (HAV, HBV, HCV), tutti negativi, e la ricerca di autoanticorpi, pure negativa; vengono inoltre richieste la cupremia e il dosaggio di alfa-1-antitripsina, entrambi negativi.
Luisa viene sottoposta a idratazione per via endovenosa, dieta leggera e riposo con progressivo miglioramento clinico e di laboratorio. Una volta normalizzatosi il quadro, i medici dimettono la donna con la diagnosi di “verosimile epatite da azitromicina”, consigliando il controllo periodico degli esami di funzionalità epatica attualmente tornati nella norma.
La tossicità epatica da macrolidi
Con l’acronimo DILI (drug-induced liver injury) si indicano i danni epatici conseguenti all’assunzione di un farmaco; essi rappresentano circa il 6% di tutte le reazioni avverse a farmaco, sono gravi, riconoscono quali fattori di rischio il sesso femminile, l’età, la preesistenza di patologie epatiche e sono una delle cause più frequenti di mancata autorizzazione alla commercializzazione o di ritiro post marketing dei farmaci.1-3 Negli Stati Uniti i DILI sono responsabili dell’1-2% delle ospedalizzazioni e del 13% dei casi di insufficienza epatica acuta.4
Il 95% dei casi di DILI è dose non dipendente e non prevedibile, con meccanismo idiosincrasico, immunoallergico o metabolico.3 L’epatotossicità farmaco indotta è ben documentata in letteratura ed è più spesso associata ad anticonvulsivanti, FANS e antimicrobici; questi ultimi negli Stati Uniti sono responsabili del 45% di DILI, con una frequenza stimata pari a 1-10/100.000 prescrizioni.5
I macrolidi sono tra gli antibiotici più usati. L’azitromicina, macrolide semisintetico derivato dall’eritromicina, è molto usata perché ha vari vantaggi: ampio spettro di azione, rapido assorbimento per via orale, somministrazione una volta al giorno e buona tollerabilità, con effetti avversi in meno del 5% dei casi. Tale antibiotico viene metabolizzato a livello epatico dove raggiunge concentrazioni 25-200 volte superiori a quelle sieriche.1,2,6 Uno dei vantaggi della azitromicina, la lunga emivita, si trasforma in un fattore di rischio nel caso di eventi avversi, perché il farmaco persiste a lungo in circolo. In letteratura sono riportati pochi casi di epatotossicità indotta da azitromicina, con caratteristiche cliniche variabili (da un incremento asintomatico dei valori di transaminasi sieriche fino all’epatite acuta fulminante) e quadri istologici differenti (danno epatocellulare, colestatico o misto). Recentemente è stato descritto il decorso e l’esito di 18 casi di danno epatico da azitromicina (13 casi monoterapia, 5 casi come parte di una politerapia).1 In tutti i casi il farmaco è stato assunto per via orale per il trattamento di un’infezione acuta delle vie aeree superiori e il danno epatico si è reso evidente clinicamente entro 1-3 settimane dall’inizio della terapia antibiotica. I sintomi tipici sono stati astenia, nausea, dolore addominale, seguiti dalla comparsa di prurito e ittero. Di questi 18 pazienti 8 hanno avuto una restituito ad integrum in 2-5 settimane, 4 hanno mostrato una evoluzione cronica del danno caratterizzata clinicamente dalla persistenza di ittero e prurito e istologicamente da ductopenia. Due pazienti hanno presentato insufficienza epatica acuta con conseguente decesso per uno e trapianto di fegato per l’altro. Quattro pazienti infine sono stati “persi” al follow-up. L’assenza di patologie epatiche preesistenti e la correlazione temporale tra l’inizio della terapia e la clinica del paziente sono state fondamentali in tutti i casi per porre il sospetto di DILI, con conseguente sospensione del farmaco responsabile. E’ utile ricordare la potenziale gravità del danno epatico indotto da azitromicina e la necessità di indagare epatopatie preesistenti prima della prescrizione di questo farmaco, che è così ampiamente utilizzato.
- Clin Gastroenterol and Hepatol 2015;13:369-76. CDI
- Am J Med 2005; 2:1438-9. CDI NS
- Reazioni avverse ai farmaci, Cortina Editore 2009, pag. 143-60.
- Indian J Pharmacol 2011;43:736-37. CDI
- Am J Health-Syst Pharm 2010;67:810-4. CDI
- Dig Dis Sci 2002;47:2186-8.
Francesca Rapagna1, Maria Vittoria Davì2, Serena Commissati2, Sibilla Opri1
1 Università di Verona, Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità, Sezione di farmacologia
2 Medicina Interna DdU, AOUI Verona