Le bizze dell’ecg di Chiara
Chiara ha 22 anni e da 9 anni ha una forma di anoressia altalenante associata a una forma depressiva caratterizzata negli ultimi mesi da pasti abbondanti senza, però, vomito o purgazione indotta. E’ seguita da un centro specializzato in disturbi del comportamento alimentare e da 5 anni è in trattamento con farmaci contro la depressione. Sta cercando lavoro da tempo; oggi ha l’ennesimo colloquio, ma in sala d’attesa all’improvviso tutto comincia a girare, la vista si offusca, le vertigini si accentuano, le braccia si irrigidiscono e fatica a parlare. Qualcuno teme che svenga e chiama un’ambulanza. Al Pronto soccorso Chiara nega nausea e vomito, le viene riscontrata una pressione bassa (99/55 mmHg), ma all’esame obiettivo cuore, polmoni e addome appaiono nella norma. L’umore, però, è visibilmente deflesso. Non sono bastate nemmeno le nuove compresse di fluvoxamina, iniziate 4 giorni fa, a farla recuperare: ne prende una da 50 mg ogni sera ed è l’unico farmaco in uso. Il medico esegue un elettrocardiogramma: tutto è nella norma, se non per l’allungamento del QT che risulta, infatti, di 490 msec. Chiara viene posta sotto monitoraggio. Un’ora dopo l’infusione di fisiologica persistono ancora vertigini e ipotensione (90/50 mmHg, con frequenza cardiaca 63 battiti per minuto da distesa; 82/45 mmHg e frequenza cardiaca 77 battiti per minuto in ortostatismo). Gli esami evidenziano potassio (3,2 mmol/l, range 3,4-4,5) e magnesio (0,66 mmol/l, range 0,70-1,05) plasmatici appena inferiori alla norma. Vengono pertanto infusi 20 mEq di KCl e 1 g di Mg solfato e la donna viene trattenuta in osservazione fino al riequilibrio degli elettroliti plasmatici. Alla dimissione il medico diagnostica “Sincope su verosimile base emozionale, riscontro incidentale di lieve allungamento del QT in paziente che ha recentemente iniziato fluvoxamina” e indica un dechallenge graduale dell’antidepressivo in 4 giorni con successivi controlli. Dopo 20 giorni l’elettrocardiogramma di controllo rileva un QTc ridotto a 453 msec.
Una spiegazione plausibile
Il prolungamento dell’intervallo QT, noto per gli antipsicotici (http://www.aritmo-project.org), ha minori prove per quanto riguarda gli antidepressivi.1 Tra gli antidepressivi, gli inibitori delle monoaminossidasi e i triciclici possono causare un blocco della corrente rapida di ripolarizzazione tardiva IKr, allungando il QT. La maggiore selettività degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina sembra garantire un profilo cardiovascolare più sicuro, tuttavia per citalopram ed escitalopram si registra un allungamento del QT dose dipendente;2 inoltre, per la fluvoxamina, come per altri antidepressivi, il rischio si accentua nelle politerapie che prevedono l’utilizzo di antipsicotici e antidepressivi.3 Il farmaco inibisce in vitro il canale per il K+ hERG con conseguente riduzione della corrente IKr.4,5
Nelle schede tecniche delle specialità medicinali contenenti fluvoxamina, il prolungamento dell’intervallo QT non è riportato tra gli eventi indesiderati e il principio attivo non è nemmeno inserito nella lista di quelli che possono provocarne il prolungamento pubblicata dal gruppo CredibleMeds Arizona AZCERT.
La Rete nazionale di farmacovigilanza include alcune segnalazioni di problemi cardiologici durante l’uso di fluvoxamina, ma il caso qui illustrato è la prima segnalazione di prolungamento dell’intervallo QT dovuto a questo farmaco. In letteratura sono riportati solo due allungamenti del QT legati alla fluvoxamina. Il primo riguarda una donna di 55 anni, in politerapia neurologica e con fluvoxamina (150 mg/die), l’altro riporta l’aumento della frequenza cardiaca e del QTc (490 msec) dopo 4 mesi di terapia con fluvoxamina (75 mg/die) in un’adolescente di 13 anni.6,7 Come nel nostro caso la paziente era giovane, senza pregresse patologie cardiache e non utilizzava altri farmaci. Per Chiara, tuttavia, ci sono altri aspetti di rilievo da sottolineare: non vi è l’uso concomitante di altre sostanze e questo consente di escludere possibili interazioni farmacologiche, la dose assunta è inferiore a quella descritta in letteratura (50 mg/die), l’assenza del vomito indotto esclude un’assunzione alterata del farmaco e il riscontro del prolungamento QT avviene dopo soli 4 giorni di terapia. Certo la paziente presenta alcuni fattori predisponenti noti per l’allungamento del QT, che possono aver concorso come il sesso femminile, l’ipopotassiemia e l’ipomagnesiemia,1,8 molto probabilmente motivati dal disturbo alimentare di cui è affetta la paziente,9 ma che prima dell’assunzione della fluvoxamina non avevano influito sul suo stato di salute. Si evidenzia, comunque, che i livelli di K e Mg sono di poco extra range.
Nel caso segnalato, quindi, il fattore maggiormente imputato alla reazione avversa sembra essere la fluvoxamina.
Si potrebbe pertanto condurre una valutazione dei parametri elettrocardiografici e dei fattori di rischio cardiovascolari sia nei pazienti asintomatici già in trattamento con antidepressivi, in modo da poter anche escludere eventuali compromissioni cardiologiche legate alla terapia in corso, sia nei pazienti che devono iniziare un trattamento antidepressivo, in modo da poter scegliere il farmaco più idoneo sulla base del rapporto rischio/beneficio.10
- N Engl J Med 2004;350:1013-22. CDI
- Brit Med J 2013;346:f288. CDI
- Ann Gen Psychiatry 2005;4:1-6. CDI
- Br J Pharmacol 2003;139:887-98. CDI
- Biochim Biophys Acta 2013;1828:1494-502. CDI
- Eur J Clin Pharmacol 2012;68:109-11. CDI
- J Child Adolesc Psychopharmacol 2009;19:591-2. CDI
- Lab Anim 2007;41:204-17. CDI NS
- World J Biol Psychiatry 2008;9:86-91. CDI
- JPsychopathol2012;18:183-191.CDIÌÌÌ
Lisa Zago1, Pierandrea Salvo2, Loredano Milani3, Maria Elvira Ferrari1, Simona Aurelia Bellometti4, Elena Arzenton5
1 Farmacia Territoriale ULSS 10 Veneto Orientale,
2 Centro Disturbi Comportamento Alimentare ULSS 10 Verona,
3 Cardiologia PO San Donà di Piave,
4 Direzione Sanitaria ULSS 10 Veneto Orientale,
5 Università di Verona, DSPMC, Sezione di Farmacologia