L’uso di omalizumab si associa alla comparsa di disturbi dell’orecchio?

Un’analisi di disproporzionalità condotta sul database di segnalazione spontanea dell’OMS ha rilevato una potenziale associazione tra l’uso di omalizumab nei pazienti con asma grave e la comparsa di disturbi dell’orecchio.

Tra le 586 segnalazioni di disturbi dell’orecchio e del labirinto correlate a omalizumab, il 67% delle quali gravi, il dolore all’orecchio è stato l’evento più riportato seguito da fastidio all’orecchio e otorrea. Non è stato invece rilevato alcun segnale di disturbi dell’orecchio per reslizumab, benralizumab e dupilumab, altri farmaci biologici usati nei pazienti con asma.

Studi precedenti avevano già segnalato che il trattamento con omalizumab si associava a otite media eosinofila, caratterizzata da infiammazione e accumulo di eosinofili nell’orecchio medio, portando a ipotizzare che l’aumento di queste cellule potesse spiegare i disturbi auricolari conseguenti al trattamento. Per chiarire questa relazione è stata eseguita un’ulteriore analisi di disproporzionalità volta a rilevare i segnali di sicurezza relativi a disturbi degli eosinofili per i farmaci biologici in studio. Analogamente ai disturbi dell’orecchio, è emerso che il trattamento con omalizumab si associava a eosinofilia, a differenza degli altri farmaci biologici.

Quanto osservato sembra attribuibile al diverso meccanismo d’azione dei farmaci biologici utilizzati nei pazienti asmatici. Se reslizumab, benralizumab e dupilumab sopprimono la proliferazione e l’attivazione degli eosinofili inibendo sia le risposte infiammatore IgE-dipendenti sia quelle indipendenti, omalizumab agisce bloccando solo le risposte IgE-dipendenti con un controllo limitato della conta degli eosinofili e conseguente aggravamento dei disturbi correlati.

Nella pratica clinica gli operatori sanitari devono informare i pazienti avviati al trattamento con omalizumab di questo rischio e rivalutare la terapia in caso di comparsa di disturbi dell’orecchio.